Continua lo scontro tra il ministro del Lavoro Luigi Di Maio e il presidente dell’Inps Tito Boeri a proposito del decreto dignità. Un clima "velenoso" che certo non favorisce nemmeno il confronto in corso tra il Governo Conte e l’Istituto nazionale per la previdenza sociale sulla riforma delle Pensioni. L’economista bocconiano, chiamato a fine 2014 dal Governo Renzi alla presidenza dell’Inps, parlando del decreto dignità ieri durante un’audizione parlamentare, ha attaccato l’esecutivo e in particolare il vicepremier pentastellato dicendo, tra l’altro, che “si è distaccato dalla crosta terrestre”.

Non si è fatta attendere la controreplica del leader del Movimento 5 stelle che chiede le dimissioni.

Il vicepremier M5s: se presidente Inps insulta non va bene

“Se un presidente dell’Inps addirittura comincia a insultare – ha detto il vice presidente del Consiglio parlando oggi con i cronisti prima di entrare a Palazzo Chigi - a me non va più bene. Qui stiamo parlando – ha sottolineato - di lealtà tra istituzioni”. Nulla in contrario che Boeri possa esprimere idee contrarie alle sue: “Ha il diritto di dirlo”, ha aggiunto Di Maio. “Però se poi cominciamo addirittura a dire che mi sto distaccando dalla crosta terrestre e così via – ha proseguito riferendosi alle dichiarazioni del presidente dell’Inps - allora qui stiamo andando oltre”.

Secondo il vicepremier M5S, Boeri, in sostanza, fa politica. Non a caso ricorda che l’economista bocconiano è stato nominato dai precedenti governi, in particolare dal Governo Renzi. Così come altri vertici delle amministrazioni dello Stato. “Se poi queste persone sono nominate dai governi precedenti – ha detto Di Maio - allora a me viene il sospetto che, più che fare il presidente dell’Istituto, si sta facendo opposizione al governo”.

Il ministro Luigi Di Maio chiede le dimissioni di Tito Boeri

Per il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, così come per il vicepremier leghista Matteo Salvini, Boeri si dovrebbe dimettere da presidente dell’Inps perché, a loro modo di vedere, avrebbe superato quelle che sono le sue prerogative. Il ministro ha ricordato che non ha il potere di rimuovere il presidente dell’Inps: “O scade oppure resta lì”.

La terza via sarebbe quella delle dimissioni. E Di Maio, di fatto, le chiede. “Più che dire che si dovrebbe dimettere – ha detto - non possiamo dire nient’altro”. Entrando più nel merito delle polemiche sul decreto dignità, il vicepremier grillino ha detto che “ci sono due relazioni diverse dell’Inps. Forse – ha aggiunto - c’è stata una svista, non lo so. Ma non mi aspetto niente di diverso – ha proseguito - da quello che sta accadendo perché ci sono molte amministrazioni dello Stato con nomine – ha sottolineato - che vengono dai governi precedenti”.