Cantiere sempre aperto sulla riforma delle Pensioni del Governo giallo-verde, ma per la prima volta sembra non esserci unità di vedute in seno alla maggioranza. Almeno per quanto si apprende da un articolo del quotidiano “Il Sole 24 Ore” di ieri 17 luglio. Per questo avanza l’ipotesi di formare un coordinamento tra Ministeri, Consiglio dei Ministri e referenti dei due partiti che formano la maggioranza di Governo, cioè Lega e Movimento 5 Stelle. Un vero gruppo di lavoro con il compito di spulciare tra le varie ipotesi di riforma e tra le varie ipotesi che accompagnano le misure in cantiere, per trovare la quadratura del cerchio.

Gli alti costi da sostenere in termini di spesa pubblica per la riforma, stanno facendo avanzare varie proposte, tutte con l’obiettivo di rendere le misure previste, più praticabili. Il Sole 24 Ore, per esempio, fissa l’attenzione sulla quota 42 in sostituzione di quota 41 e del super-bonus, come viene definito l’incentivo a restare al lavoro che verrebbe offerto a coloro che abbiano raggiunto quota 100. Interventi mirati a ridurre l’impatto sui conti pubblici di questa riforma.

Tutto posticipato al taglio degli assegni d’oro

Il leader del Movimento 5 Selle, Luigi Di Maio sembra intenzionato a spostare la discussione sulla riforma delle pensioni. Prima va completato il progetto di taglio delle pensioni d’oro, suo cavallo di battaglia.

Secondo il quotidiano economico, Di Maio vorrebbe prima chiudere la partita sul ricalcolo contributivo degli assegni sopra i 4.000 euro mensili per poi passare a discutere di quota 100 e quota 41, magari con il nuovo gruppo tecnico di cui parlavamo in apertura. Probabilmente, il Vice Premier e Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico con il taglio a questi assegni crede di reperire un primo gettito di danaro da riversare sulla riforma previdenziale.

Resta il fatto che, come riportano analisi e dati statistici prodotti anche dall’Inps, con il taglio di questi assegni, non si riuscirebbe a coprire tutta la riforma in cantiere. Urgono correttivi e così prendono piede le ipotesi superbonus e quota 42.

Incentivo a restare al lavoro

Sembra che dai due Ministeri che sono chiamati in causa in materia riforma pensioni, cioè il dicastero di Di Maio ed il Ministero dell’Economia, ci sia una apertura ad una quota 100 flessibile.

La misura nascerebbe con il criterio di flessibilità proprio perché sarebbe introdotto, o reintrodotto (una misura prevista dal Ministro Maroni in uno dei Governi Berlusconi), un bonus per chi decide di restare al lavoro. In pratica, si offrirebbe un 30% in più di stipendio, una cifra coincidente con i contributi previdenziali da versare durante la permanenza in servizio per coloro che, pur centrando la quota 100, resteranno al lavoro. Un bonus che potrebbe portare, anche se oggi appare difficile, ad eliminare il paletto dei 64 anni minimi proprio per la quota 100. Infatti la misura così come è uscita dalla proposta del tecnico che cura l’area previdenziale della Lega, Alberto Brambilla, prevede la soglia di età minima per l’accesso a quota 100, fissata a 64 anni.

Con il superbonus offerto a chi voglia restare al lavoro, si potrebbe pensare anche di abbassare questa soglia di ingresso nel perimetro di quota 100. Anche perché altri tagli all'ipotesi di spesa pubblica verrebbero dalla trasformazione di quota 41 in quota 42. La pensione anticipata o di anzianità verrebbe portata a 42 anni di contributi versati, con discreto anticipo rispetto a quanto previsto dall'ordinamento per il 2019, cioè 43 anni e 3 mesi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne, ma sempre meno della quota 41 come inizialmente ideata.