Nel dibattito pubblico che si sta sviluppando attorno alle nuove opzioni di flessibilità in avvio nel 2019 resta ancora aperta la questione dei cosiddetti lavoratori precoci, ovvero di coloro che hanno iniziato a lavorare in giovane età e per questo non riescono a raggiungere in tempo utile il requisito anagrafico della quota 100. Per questi pensionandi si è quindi ipotizzato di avviare una versione generalizzata dell'attuale quota 41, sebbene si sia parlato anche di 41,5 o 42 anni di contribuzione. Nella pratica, questi sarebbero sufficienti a garantire l'accesso alla quiescenza, indipendente dall'età effettivamente maturata, seppure al prezzo di un ricalcolo parzialmente contributivo.

D'altra parte, se non è ancora chiaro quale sarà il vincolo anagrafico della quota 100, non appare nemmeno scontato l'avvio generalizzato della misura dedicata ai precoci già nella prossima Manovra. Basti ricordare, a tal proposito, le recenti proiezioni del Cenro Studi Tabula di Stefano Petrarca, che ha stimato in 13 miliardi di euro l'avvio contemporaneo della quota 100 dai 62 anni e della quota 41.

Riforma pensioni e superamento della legge Fornero: i lavoratori precoci chiedono un intervento tempestivo

Se i tecnici dell'esecutivo si trovano a dover sciogliere il difficile nodo dei conti, dall'altro lato la pazienza dei lavoratori precoci sembra andare verso l'esaurimento. Le ipotesi circolate nelle scorse settimane secondo le quali la quota 41 possa essere rimandata al 2020 (cioè alla legge di bilancio successiva) sembrano comunque poter essere sconfessate, perlomeno rispetto a quanto ha evidenziato il leader della Lega Matteo Salvini in merito alla flessibilità previdenziale in LdB2019.

Anche il Sottosegretario al Ministero del Lavoro Claudio Durigon ha affermato che il Governo non si dimentica "di chi ha già raggiunto 41,5 o 42 anni di contributi" perciò "vedremo cosa si può fare e quante risorse aggiuntive servono".

Pensionamenti dei lavoratori precoci: ancora da sciogliere il nodo delle risorse

Dal punto di vista dei finanziamenti, le risorse potrebbero comunque essere reperite tramite la riorganizzazione degli attuali capitoli di spesa e la nuova pace retributiva, mentre un ulteriore contributo alla sostenibilità del provvedimento arriverebbe dal ricalcolo parzialmente contributivo dell'assegno. Insomma, se è vero che il provvedimento dovrebbe essere confermato già a partire dal 2019, sui criteri operativi e sulla sua reale convenienza restano ancora molti dettagli da chiarire.