Le ultime novità sulle Pensioni ad oggi 23 settembre 2018 vedono proseguire le stime ed ipotesi in arrivo dai tecnici della maggioranza sulla nuova quota 100. Secondo le ultime riprese giornalistiche, con un'uscita a partire dai 63-64 anni si potrebbe arrivare a garantire fino a 450mila pensionamenti in più rispetto alle regole attuali. Nel frattempo dal CODS si torna ad esprimere preoccupazione in merito ad un intervento al ribasso dell'esecutivo sulla flessibilità previdenziale, mentre tra i provvedimenti allo studio vi sarebbe anche la nuova pace contributiva.
Uno strumento che agevolerebbe i lavoratori consentendo di coprire i buchi nei versamenti e di raggiungere in questo modo con maggiore facilità i nuovi criteri di quiescenza.
Uscite anticipate 2019: nuova ipotesi per quota 100 dai 64 anni
Prosegue il balletto di cifre sulla nuova quota 100 in approvazione all'interno della Legge di bilancio 2019. Una situazione che sta diventando piuttosto estenuante per i lavoratori, come ci confermano anche i commenti all'interno della pagina Facebook "Riforma pensioni e lavoro". Dopo aver discusso il possibile via libera ai pensionamenti partendo dai 62 anni di età, sembra infatti tornare a prendere forza l'ipotesi di una quota con età minima fissata attorno ai 63 o 64 anni (e quindi con 37 o 36 anni di contribuzione).
Secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, nel primo caso potremmo assistere a circa 450mila pensionamenti, mentre nel secondo si concretizzerebbero 410mila uscite. Numeri importanti e che centrerebbero contemporaneamente l'obiettivo di mantenere sostenibili le misure, seppure al prezzo di scontentare coloro che hanno iniziato a lavorare in giovane età.
L'obiettivo è infatti quello di abbassare l'età di uscita fino a 60 anni nel corso dell'intera legislatura.
Armiliato (CODS): ridurre la platea dei potenziali pensionati genera iniquità
Dal Comitato Opzione Donna Social si torna ad esprimere preoccupazione circa le ultime notizie in arrivo sulla flessibilità previdenziale e sul nuovo welfare di cittadinanza.
In particolare, sarebbe la riduzione al minimo della platea dei potenziali pensionati a destare maggiore apprensione. "Si tenta di minimizzare il numero dei potenziali fruitori del Reddito di Cittadinanza, di peggiorare le condizioni di accesso ad altre misure alzando i periodi di contribuzione in un regime che chiamano a quote ma che a quote non è, penalizzando sempre più le donne ed inasprendo i rapporti fra le varie categorie di lavoratori" ha evidenziato la fondatrice Orietta Armiliato, ricordando che in questo modo si rischia di aggiungere iniquità ad un sistema già controverso e ingiusto. Una situazione verso la quale il Comitato ha il dovere di avvisare i cittadini, denunciando "l’iniquità di un sistema che si va profilando ancor più perversamente iniquo di quanto già non sia".
Flessibilità previdenziale: per quadrare i conti si punta anche alla pace contributiva
Tra le misure che i tecnici del Governo starebbero studiando al fine di garantire la sostenibilità della nuova quota 100 vi sarebbe anche la cosiddetta "pace contributiva". Si tratta di un'opzione che dovrebbe aiutare i lavoratori a guadagnare una maggiore anzianità contributiva, riscattando in modo agevolato la laurea oppure eventuali buchi contributivi dovuti ad una carriera precaria. Allo stesso modo, dovrebbe divenire possibile per i datori di lavoro sistemare le pendenze pensionistiche dei propri dipendenti che in precedenza non erano state saldate per causa di forza maggiore. Il nuovo strumento dovrebbe però essere dedicato in particolar modo ai mancati versamenti riscontrabili nel sistema contributivo puro, ovvero per i buchi successivi al primo gennaio del 1996.
Lo strumento permetterebbe così di allargare la platea dei potenziali fruitori della nuova flessibilità previdenziale ed al contempo di raccogliere risorse importanti che potrebbero essere destinate alle coperture necessarie per il superamento della legge Fornero.