Il mese di settembre ormai è arrivato e sulla riforma delle Pensioni il Governo deve quantificare le risorse disponibili in materia previdenziale. Misure da attuare e cifre saranno più chiare dopo i tanti incontri in materia pensionistica già in agenda a partire da domani 4 settembre. In base a come nasceranno i provvedimenti, variano le cifre necessarie alla loro copertura economica. Un articolo del noto quotidiano Il Sole 24 Ore fa il punto della situazione su quello che potrebbe accadere in questo decisivo mese, a partire dalle ultime ipotesi riguardanti la ormai celebre quota 100.
La misura resta quella che dovrebbe fare ingresso nel sistema l’anno venturo, dopo il suo inserimento nella manovra finanziaria di fine anno.
Le due vie possibili
Come riporta il quotidiano, due sono le vie possibili secondo le indiscrezioni trapelate dalle stanze del Governo. La prima è la quota 100 ipotizzata da Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi Itinerari Previdenziali, esperto di pensioni e probabile prossimo candidato alla presidenza dell’Inps per il dopo Boeri. La seconda opzione sarebbe la quota 100 modulabile, quella con requisiti variabili e destinata a lavoratori in esubero presso le aziende per cui lavorano. La prima ipotesi sarebbe quella più conosciuta, con la misura che nasce con una età di uscita prefissata e con altri vincoli e paletti ben definiti.
La seconda strada invece è quella della quota 100 appannaggio di lavoratori che fuoriescono da aziende in crisi. Come funziona la quota 100 e quali paletti e vincoli verrebbero messi? L’ipotesi di Brambilla prevede la misura fruibile solo dai 64 anni di età, con l’assegno previdenziale calcolato con il penalizzante sistema contributivo e con la riduzione a soli due anni dei contributi figurativi utilizzabili.
Cos'è la quota 100 modulata? La versione cosiddetta “modulabile” invece, prevede di concedere la priorità nel canale di uscita con quota 100 (e con gli stessi paletti e vincoli della versione originaria) a lavoratori fuoriusciti da crisi aziendali. Evidente che l’operato dell’Esecutivo verte su due priorità. Prima di tutto, sulla necessità di lanciare la misura per mantenere la promessa elettorale fatta.
In secondo luogo invece, c'è l'obbligo di lanciarla senza incidere troppo sulle precarie casse dello Stato e sulle esigenze di riduzione del debito pubblico e di detonazione delle clausole di salvaguardia che minacciano l'aumento dell'IVA.
Una misura selettiva
Secondo quanto pubblicato dal Sole 24 Ore per entrambe le opzioni, la spesa prevista dovrebbe essere compresa tra i 2,5 e i 3,5 miliardi di euro. Cifra ben inferiore agli 8 miliardi che costerebbe, secondo le stime la quota 100 per tutti, quella senza alcun vincolo di età, che poi era la versione promessa in campagna elettorale dai partiti che oggi sono al Governo. Sembra che la quadratura del cerchio oggi sarebbe quella di aprire un Fondo ad hoc per lavoratori in esubero da aziende in crisi.
Ed in questo Fondo andrebbero a confluire anche le dotazioni per l’Ape sociale che pertanto non verrebbe cessata, ma solo rimodulata anche essa a favore di soggetti che escono fuori da crisi lavorative. Per questa particolare tipologia di soggetti poi, la quota 100 diverrebbe modulabile, cioè con requisiti diversi e più vantaggiosi a seconda del settore di provenienza del lavoratore. I margini di manovra in vista della Legge di Bilancio sono ristretti. Già con la nota di aggiornamento del Def prevista per fine settembre, si potrebbe capire se davvero il Governo avrebbe intenzione, come sembra, di destinare alle pensioni tra i 2 ed i 2,5 miliardi di euro. Se così fosse allora le ipotesi fin qui fatte diventerebbero realisticamente fattibili, perché ai 2,5 miliardi stanziati, andrebbero aggiunti i soldi risparmiati (un altro miliardo) dalla conferma solo parziale dell’Ape sociale.