Dalla Presidenza dell'Inps arriva un nuovo avvertimento al Ministro dell'Interno Matteo Salvini in merito alle proiezioni fornite dai tecnici, sulle quali si evidenzia il pericolo di effettuare squalifiche o azioni di discredito. Nel frattempo dall'opposizione si torna a sottolineare l'incongruenza della proposta depositata alla Camera rispetto al taglio dei c.d. assegni d'oro, mentre i Comitati dei lavoratori esprimono i propri dubbi sulla mancata convocazione dei sindacati da parte del Governo e sull'assenza di una proposta d'intervento in favore dei lavoratori precoci.

Boeri (Inps) avverte Salvini: un pericolo screditare i tecnici

Dal Presidente Inps Tito Boeri arriva un nuovo monito al Ministro dell'Interno Matteo Salvini in merito all'avvio della flessibilità previdenziale nella nuova legge di bilancio 2019. Secondo l'economista, "la quota 100 senza se e senza ma costa 15 miliardi l'anno prossimo e venti miliardi a regime. Sono gli uffici tecnici dell'Inps che fanno le valutazioni" sottolinea Boeri, evidenziando al contempo che "screditare chi le fa è un esercizio pericoloso" perché "è come spezzare il termometro al malato". Secondo l'economista, un simile atteggiamento è contrario al controllo democratico. Infine, per quanto concerne le effettive misure in corso di approvazione, dall'Inps si chiede all'esecutivo di dire chiaramente quali sono i dettagli sugli interventi riguardanti il welfare (si pensi al reddito di cittadinanza) ed il settore previdenziale, perché le urne sono ormai chiuse da mesi e l'attuale situazione di incertezza rischia di avere costi elevati per i cittadini.

Damiano (PD): sugli assegni d'oro Salvini contraddice D'Uva - Molinari

In merito al delicato tema del taglio agli assegni più alti, "da Salvini giunge l'interpretazione autentica contenuta nel Contratto di Governo". Lo afferma l'ex Presidente della Commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano, evidenziando che "si era parlato, nella versione di Di Maio, di 4mila euro netti mensili.

Con Salvini siamo a 5mila euro". Oltre a ciò, l'esponente Dem evidenzia che "i due vicepremier continuano a parlare di un taglio corrispondente ai contributi non versati. Se è così, allora bisogna riscrivere la proposta di legge presentata dai due capigruppo alla Camera, Molinari e D'Uva, che non fa riferimento ai contributi, ma all'età alla quale si è andati in pensione".

Una situazione davanti alla quale continuano ad emergere perplessità: "forse va messo un po' d'ordine in questa confusione" conclude Damiano.

Armiliato (CODS): preoccupazione per mancata convocazione delle parti sociali

Dal Comitato Opzione Donna Social si esprime preoccupazione per la mancata convocazione dei sindacati da parte del Governo in vista dei prossimi interventi di riforma del sistema previdenziale all'interno della legge di bilancio 2019. "Nessuna legge sancisce che il Governo debba relazionarsi con le parti sociali pena un mancato adempimento del diritto ma, considerato che le OO.SS. rappresentano e tutelano i diritti e gli interessi di categoria dei lavoratori sia sul posto di lavoro sia nell'ambito della società, è consequenziale che non possono non essere considerati dall’esecutivo ma, se così fosse, si contravverrebbe non ad un articolo di legge ma a quelli che sono i capisaldi della democrazia".

Secondo la fondatrice Orietta Armiliato, la situazione è quindi emblematica di una mancanza d'interesse nella ricezione delle istanze dei lavoratori. Uno scenario che se dovesse proseguire sarebbe da considerarsi come inaccettabile, conclude l'amministratrice del CODS.

D'Achille (Lavoro e pensioni): Governo non tiene conto delle esigenze dei precoci

Dopo la promessa elettorale di cancellare la legge Fornero, il Governo sembra orientato ad una semplice riduzione dei suoi effetti tramite la quota 100. È la posizione espressa dall'amministratore del gruppo Facebook "Lavoro e Pensioni: problemi e soluzioni", il quale all'interno di questo scenario rimarca la mancanza di una soluzione per i lavoratori precoci.

"Non si tengono minimamente in conto le esigenze dei precoci o comunque di chi ha già versato contributi per oltre 41anni" sottolinea Mauro D'Achille, evidenziando che in questo modo si "scontenterà la gran parte dei lavoratori pensionandi". Piuttosto, avrebbe allora un minore impatto sui conti mantenere e ampliare l'APE sociale e la Quota 41 avviate con la precedente legislatura. "Se i soldi ci sono, e ribadisco il se, abbiamo già gli strumenti. Basterebbe un po' di buon senso", ha quindi concluso il rappresentante dei lavoratori.

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