Il tema delle Pensioni rimane un tema caldo per tutti i comparti produttivi. Tanto più nel mondo della Scuola. Recentemente il Miur e i rappresentanti dell'Inps hanno incontrato i Sindacati di categoria proprio per cercare di definire la questione e trovare una soluzione definitiva al problema come ha messo in risalto la Flc Cgil con un report sul proprio sito istituzionale.
Lo scopo dell'incontro
Come mettono in evidenza diverse riviste online specializzate, come "Orizzonte Scuola" e "La Tecnica della Scuola" oltre che la Flc Cgil sul proprio sito istituzionale, l'incontro si è reso necessario per evitare di ripetere gli errori passati e discutere delle problematiche insorte nella fase del riconoscimento del diritto alla pensione nel passato anno scolastico 2017/2018.
Come si intende procedere quest'anno
La Dottoressa Novelli, ha illustrato quali sono state le problematiche principali che, lo scorso anno, hanno reso difficoltoso per molti pensionandi della Scuola l'esercizio del loro diritto. Fondamentalmente queste difficoltà sono derivate da un avvio prematuro della gestione delle certificazioni da parte dell'Inps. Di conseguenza la Dottoressa Novelli ha dichiarato che verranno inviati all'Inps gli elenchi completi dei potenziali futuri pensionandi in modo da accelerare il più possibile le tempistiche. Collegata a questa questione vi è anche quella relativa ai tempi di pubblicazione della Circolare ministeriale relativa alle dimissioni dal servizio per l'attuale anno scolastico 2018/2019.
E si sarebbe convenuto sull'opportunità di anticipare i tempi di presentazione delle domande in modo da evitare ulteriori disservizi. Per completezza di informazione si ricorda che lo scorso anno i termini per la presentazione delle domande scadevano il 20 dicembre.
Quota 100 per 85 mila tra insegnanti e personale ATA
Sullo sfondo della riunione tra i vertici del Miur, i rappresentanti Inps e i sindacati non poteva non aleggiare la questione della famosa Quota 100 che, se dovesse andare in porto come preventivato dal Governo, consentirebbe l'uscita dal lavoro di 85000 lavoratori tra personale docente e ATA.
Precisamente si tratterebbe di 55 mila docenti e 30 mila ATA. La stima è del quotidiano economico - finanziario "Italia Oggi". Che ribadisce come queste uscite dal lavoro sarebbero realizzabili se non venissero introdotte delle penalizzazioni.
Questo perché, fondamentalmente, un buon 70% dei lavoratori impegnati nella Scuola sono donne.
Di conseguenza, le uscite sarebbero dovute all'utilizzo della cosiddetta Opzione donna che il Governo a guida M5S - Lega ha sempre confermato di voler introdurre. Se, invece, la riforma previdenziale dovesse contenere delle penalizzazioni, ad uscire dal mondo del lavoro per il comparto della Scuola sarebbero solo in 8500. Appena il 10% di quanti potrebbero andare senza penalizzazioni. Ovviamente si tratta di una questione importante anche in ottica di nuova occupazione. Infatti, in base a come verrà fatta, la riforma previdenziale potrebbe portare a nuove e consistenti assunzioni e stabilizzazioni di molti precari della Scuola.