Quota 100, opzione donna, ma anche pensione di anzianità o anticipata come la ribattezzò Elsa Fornero nella sua riforma, hanno un comune denominatore. Tutte queste misure, vecchie e nuove, già attive o in via di varo, hanno come requisito di accesso il raggiungimento di un numero di contributi piuttosto elevato. Si va dai 35 anni richiesti alle lavoratrici che potrebbero sfruttare la nuova opzione donna una volta varata, ai 43 anni e 3 mesi (a meno che il governo non congeli l’aspettativa di vita come proposto in diversi emendamenti alla legge di Bilancio) per la classica pensione anticipata.

Quota 100, la grande novità che tanto sta facendo discutere in Italia ma anche in Europa (la manovra è stata bocciata dai vertici europei), oltre ai 62 anni di età minima richiesti, prevede ben 38 anni di contribuzione da versare.

La legge di Stabilità del governo Conte non ha riservato nulla per quanti non hanno questi elevati anni di contribuzione previdenziale, per i quali restano le attuali misure previdenziali loro destinate e inasprite dalla legge Fornero che per quanto li riguarda, non viene superata. L’assegno sociale è la misura assistenziale dedicata a soggetti privi di contribuzione previdenziale o con versamenti inferiori alle soglie minime di accesso per le Pensioni. Negli anni i requisiti di accesso per l’assegno sociale, nello specifico, l’età per accedervi, ha subito inasprimenti continui e l’ultimo è programmato a partire dal 2019.

Chi può accedere all’assegno sociale l’anno venturo e cosa cambia, sono domande frequenti in queste settimane, alle quali un recente articolo del sito “PensioniOggi.it” cerca di dare risposta.

Come funziona l’assegno sociale

L’assegno sociale è misura in vigore dal 1° gennaio del 1996 in sostituzione della pensione sociale. La misura si rivolge a cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari con regolare permesso di soggiorno e con residenza in Italia da almeno 10 anni.

Si tratta di uno strumento Inps, ma assistenziale, cioè appannaggio di persone che versano in condizioni di disagio economico, con redditi fino a 5.889 all’anno nel caso di soggetti singoli e fino a 11.788 per soggetti coniugati. Le soglie reddituali oltre che sul diritto all’assegno, incidono anche sull’importo dello stesso con un meccanismo a scalare, cioè con importi che scendono con il salire del reddito.

In pratica, le soglie prima citate per single o sposati, quindi con redditi propri o cumulati con il coniuge, rappresentano i limiti oltre il quale si perde il diritto alla prestazione.

Requisiti ed importi

Dal prossimo anno, per via dell’aspettativa di vita, anche l’assegno sociale subirà l’inasprimento di 5 mesi toccato anche alle pensioni di vecchiaia. L’assegno sociale si potrà richiedere solo al compimento del 67° anno di età, questo a partire dal prossimo 1° gennaio. Chi entro il prossimo 31 dicembre compirà 66 anni e 7 mesi di età potrà sfruttare la normativa oggi vigente senza incappare nell’inasprimento. Oltre al requisito anagrafico e reddituale, la misura non presenta altri particolari vincoli.

Il valore dell’assegno subisce ogni anno variazioni per via dell’aumento del costo della vita, cioè con il meccanismo perequativo. L’aggiornamento dell’importo per il 2019 dovrebbe uscire a breve con una nota dell’Inps.

Ad oggi l’assegno sociale è pari a 453 euro al mese per coloro che rientrano nella fascia di reddito utile a garantire il trattamento pieno, quella pari a zero. Infatti la misura prevede un importo pari al reddito annuo per l’attribuzione (nel caso di un single 5.889 euro), da cui andrà sottratto il reddito effettivo e diviso il tutto per 13. Infatti l’assegno sociale prevede anche la tredicesima mensilità. Per quanto concerne i redditi, nel loro calcolo non rientrano i TFR, l’eventuale assegno sociale dell’altro coniuge, la casa utilizzata come abitazione principale, i trattamenti di famiglia, le pensioni di inabilità e le indennità di accompagnamento.

Va ricordato infine che sull'assegno sociale è possibile ottenere la maggiorazione sociale di € 12,92 al mese per chi ha redditi personali fino ad € 5.889 e cumulati col coniuge fino ad € 12.485,46. Per soggetti che hanno raggiunto i 70 anni di età invece, si può percepire l'integrazione al cosiddetto "milione", pari a 190 euro al mese.