Il decreto sulle Pensioni, che l’altro ieri è stato bollinato dalla Ragioneria Generale dello Stato e che dalle ultime indiscrezioni, dovrebbe essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale la settimana prossima, allarga le possibili vie di uscita dal lavoro. Infatti, con quota 100 e opzione donna, oltre naturalmente alla conferma dell’Ape sociale, il sistema adesso prevede molte possibili alternative concesse ai lavoratori per anticipare la pensione. Quota 100 per esempio, consente l’uscita fin dai 62 anni, cioè ben 5 anni prima di quanto prevede il sistema con la pensione di vecchiaia salita a 67 anni dallo scorso primo di gennaio.

Il famoso ed autorevole quotidiano Il Sole 24 Ore ha pubblicato un articolo di approfondimento sul capitolo previdenziale che mette in risalto le varie possibilità di anticipo che adesso potranno essere sfruttate anche prima dei 60 anni di età. Secondo il quotidiano sono 5 le vie di uscita per gli under 60, con isopensione, Rita, quota 41 per i precoci e adesso quota 100 e opzione donna.

Lavoratrici: opzione donna

Nel decreto del Governo c’è il riavvio di opzione donna. Con questo strumento dedicato alle donne, si può uscire dal lavoro a 59 anni di età con 25 di contributi. La misura è indirizzata a lavoratrici nate entro il 31 dicembre 1960 se dipendenti ed entro il 31 dicembre 1959 se autonome.

A fronte di questo anticipo di pensione, le interessate devono sapere che la loro pensione sarà ricalcolata con il solo criterio contributivo e che la decorrenza dell’assegno di pensione è con le finestre di 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le autonome. Nella relazione tecnica della Ragioneria di Stato si sottolinea come la platea delle potenziali lavoratrici che sceglieranno la via della pensione anticipata contributiva sarebbe di circa 24.500 soggetti solo nel 2019.

Quota 41 e quota 100

Per quanto concerne la quota 41 invece, sarebbero, sempre secondo le stime dei ragionieri di Stato, 14.500 i precoci che nel 2019 potrebbero andare in pensione con questo strumento. Numeri che si potrebbero ripetere anno dopo anno fino al 2026. Per quota 41, come anche per le pensioni anticipate classiche, il decreto del governo ha stabilito la salvaguardia dall’aumento di 5 mesi per l’aspettativa di vita.

Nel 2019 pertanto, a prescindere da vincoli anagrafici e quindi dall’età del richiedente, colui che ha 41 anni di contributi dei quali almeno uno, anche discontinuo, versato prima dei 19 anni di età potrà lasciare il lavoro anche prima dei 60 anni. La misura si rivolge a precoci che hanno problemi e disagi particolari, come i disoccupati, i lavori gravosi, gli invalidi ed i caregivers. Su quota 100 per under 60 invece, il decreto prevede i fondi di solidarietà bilaterali. Nello specifico, l’articolo 22 apre ad uno scivolo per quei lavoratori che raggiungeranno entro tre anni i 62 richiesti da quota 100. Chi ha 59 anni di età e 35 di contributi, potrebbe optare per quota 100 subito, grazie ad un accordo collettivo tra aziende e sindacati.

Per favorire il ricambio generazionale dal fondo, dove verserà l’azienda, verrà erogato ai lavoratori un assegno straordinario per il sostegno al reddito per tutti gli anni che mancano alla quota 100. Un assegno di importo pari alla pensione con quota 100 che di fatto accompagnerà il lavoratore alla vera uscita per la pensione.

Isopensione e Rita

Lo scivolo di quota 100 con i Fondi di Solidarietà è misura che sicuramente trae spunto dall’isopensione. Con questo strumento, sono addirittura 7 gli anni di anticipo rispetto ai 67 anni della pensione di vecchiaia. L’ispoensione però ha requisiti e struttura più rigidi. Infatti la misura è appannaggio di lavoratori che si trovano a 7 anni di distanza dalla pensione di vecchiaia, ma solo se lavorano in aziende con almeno 15 dipendenti.

In questo caso, il dipendente deve firmare un accordo di esodo con prepensionamento a carico dell'azienda che andrà ad erogare mese per mese un assegno di pre-pensionamento al lavoratore. L’ultima via di uscita antecedente il sessantesimo anno di età come riporta il quotidiano è la Rita che è l’acronimo di rendita integrativa temporanea anticipata. Con questa misura si può utilizzare il capitale versato nei fondi di previdenza integrativa. La normativa prevede che si deve avere almeno 62 anni di età per rientrare nella Rita, ma nel caso il richiedente sia un disoccupato da almeno 2 anni, l’età minima di accesso scende a 57 anni. Dal fondo verrebbe erogato al lavoratore un assegno mensile o trimestrale per tutta la durata dell’anticipo.