Adesso che la Ragioneria di Stato ha licenziato positivamente il decreto con il reddito di cittadinanza, nessun ostacolo c’è per l’avvio della misura che pertanto, salvo sorprese, dovrebbe partire per aprile. La misura di contrasto alla povertà ha una platea di potenziali beneficiari di circa 1,2 milioni circa di soggetti e come previsto sarà aperto anche a cittadini stranieri. A differenza del reddito di inclusione, anch’esso aperto a stranieri soggiornanti in Italia, il requisito della residenza nel territorio della nostra penisola è molto più severo.

Con la relazione della Ragioneria di Stato, si confermano alcune limature del testo del provvedimento, ma non c’è alcuna traccia di blocchi e paletti aggiuntivi alla misura.

Cittadini stranieri

Se per il REI servivano 2 anni, per la nuova misura è necessario che il cittadino straniero abbia trasferito in Italia la propria residenza dal almeno un decennio. Questa una delle grandi differenze tra REI e RDC per quanto concerne la possibilità che il previsto sussidio venga erogato anche a cittadini non italiani. Secondo i numeri fuoriusciti nella relazione tecnica dei ragionieri di Stato, degli oltre 1,2 milioni di potenziali percettori del reddito di cittadinanza, circa 241mila sarebbero stranieri.

Nello specifico il provvedimento interesserà come dicevamo, i cittadini stranieri ma residenti in Italia da almeno 10 anni e soprattutto, negli ultimi due anni in maniera continua. Rispetto alla platea iniziale prevista, la relazione esclude circa 87mila nuclei familiari stranieri dal reddito di cittadinanza, evidentemente per assenza dei requisiti di soggiorno e residenza.

Su un totale di 7,5 miliardi di euro stanziati per la misura in linea generale, quasi un miliardo e mezzo finirà a questi cittadini stranieri.

Come funzionerà la misura

Per rientrare tra i potenziali beneficiari del reddito di cittadinanza occorre avere un Isee in corso di validità (va ricordato che l’Isee dello scorso anno è scaduto il 15 gennaio scorso) e con importo non superiore a 9.360 euro.

Oltre alla soglia Isee, occorre che nessuno dei componenti la famiglia abbia in proprietà case, terreni e garage per un valore complessivo superiore a 30.000 euro, escludendo dal computo la casa di proprietà. Inoltre, bisognerà non avere in banca, tra conti correnti, libretti, buoni, carte di credito e carte di debito, più di 6.000 euro se single o fino a 10.000 euro per famiglie composte da più persone. Il sussidio mensile sarà di 780 euro al mese, ridotto a 500 euro per chi ha casa di proprietà.

Alle famiglie composte da un adulto e un figlio minorenne, il benefit sarà pari ad 880 euro al mese, mentre per una coppia di adulti si passa a 980 euro al mese. 1.180 e 1.280 euro invece è quanto si prevede di erogare a nuclei familiari composti da marito, moglie e rispettivamente due o tre figli a carico.

Il sussidio verrà erogato su una social card. Tutti i movimenti della card su cui verranno caricati i soldi mensilmente dovranno essere trasmessi al Ministero del Lavoro ed all’Anpal tramite la piattaforma che verrà creata ad hoc per la nuova misura. In contanti si potrà prelevare fino a 100 euro al mese, mentre le spese che sarà possibile effettuare con le ricariche della card saranno per generi di prima necessità, per prodotti farmaceutici necessari e per il pagamento delle bollette domestiche. I soldi non spesi non si accumuleranno, ma verranno scalati dall’erogazione del mese successivo.

Una volta accolta l’istanza, da presentare direttamente alla Poste o tramite i patronati che verranno autorizzati dopo aver stretto convenzione con il Ministero del Lavoro, occorrerà sottoscrivere i patti di lavoro presso i centri per l’impiego della propria zona di residenza.

SI tratta delle dichiarazioni di disponibilità a ricercare lavoro, a partecipare ai progetti di formazione e riqualificazione e ad accettare le Offerte di lavoro che sempre gli uffici di collocamento proporranno ai beneficiari. Sulle proposte occupazionali la relazione è stata chiara, con il meccanismo della congruità che adesso è definitivo. Nel primo anno di erogazione del sussidio la prima proposta di lavoro deve essere entro i 100 Km dal comune di residenza della famiglia del beneficiario. La seconda proposta invece può allontanare il beneficiario dal proprio sito di residenza fino a 250 Km, mentre la terza può pervenire da tutta Italia. Occorre ricordare che per continuare a percepire il reddito di cittadinanza, oltre alla frequenza dei corsi programmati dai centri per l'impiego e condotti dai navigator o tutor che verranno assegnati ai beneficiari del sussidio, bisognerà svolgere lavori di pubblica utilità per il proprio comune di residenza (8 ore a settimana).