L'obbligo di accettare un'offerta di Lavoro, per i percettori del reddito di cittadinanza, scatterà solo nel caso in cui lo stipendio sia maggiore di 858 euro. Ormai, la misura fortemente voluta dal Movimento Cinque Stelle sta per diventare realtà: dal prossimo 6 marzo, tutti coloro che sono in possesso di regolari requisiti, potranno presentare domanda. Anche se, finora, come han fatto notare anche i Caf, il "Decretone" presenta ancora delle falle e dei nodi da risolvere.
Stipendio minimo e privacy
Come è risaputo, i percettori del reddito di cittadinanza, dovranno - per mantenerlo nel tempo - rispettare una serie di condizioni e vincoli.
Oltre a rendersi disponibili al lavoro iscrivendosi ad un Centro per l'impiego dovranno, tra le altre cose, accettare una delle prime offerte di lavoro congrue. L'obbligo, però, scatterà solamente se il salario sarà uguale o maggiore a 858 euro al mese.
E' quanto previsto da un emendamento pentastellato al decretone approvato nei giorni scorsi dalla commissione Lavoro del Senato. Nel testo viene, infatti, precisato che un'offerta può considerarsi congrua quando la retribuzione supera il 10% del beneficio massimo fruibile da una singola persona (780 euro) compreso della componente ad integrazione del reddito (pari a 500 euro) e del contributo per l'affitto (280 euro).
Novità anche per quanto riguarda la privacy.
In un altro emendamento, infatti, si afferma che lo Stato non potrà monitorare i singoli importi prelevati dalla Card per il reddito di cittadinanza, ma solo quelli complessivamente prelevati e spesi.
Caos Caf
Dopo le note polemiche relative alla reale efficacia della misura del M5S, ai possibili raggiri, alla platea dei beneficiari e ai navigator, ci sarebbero nuovi problemi per il reddito di cittadinanza.
Nei giorni scorsi, infatti, i Caf, hanno lanciato l'allarme: "Al momento, non possiamo accettare le domande per accedere al Rdc". Massimo Bagnoli, coordinatore della Consulta nazionale dei Centri di Assistenza Fiscale, ha spiegato ai microfoni di "Attenti al lupo" (Tv 2000) che i Caf sarebbero anche pronti, ma non possono occuparsi delle domande in quanto manca la convenzione con l’Inps (prevista dalla normativa).
Inoltre, ha fatto notare Bagnoli, i centri non hanno risorse sufficienti per occuparsi adeguatamente delle richieste dei cittadini. "I 20 milioni di euro stanziati dal governo nella legge di bilancio 2018 - ha sottolineato - sono stati utilizzati per le Isee dell'anno precedente".