Il reddito di cittadinanza, fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle è ormai una realtà: tra poco, a decorrere dal mese di aprile, verrà erogato ufficialmente e, secondo le stime dell'Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) più di un terzo delle famiglie che potranno beneficiare del sussidio - circa 500 mila su un totale di 1,3 milioni - non avrà l'obbligo di sottoscrivere né il Patto per il Lavoro né il Patto per l'inclusione sociale.

Le famiglie interessate

L'Upb nei giorni scorsi, in seguito all'introduzione del reddito di cittadinanza ha provveduto ad inviare adeguate risposte scritte alla Commissione Lavoro del Senato.

Secondo le elaborazioni dell'Ufficio parlamentare di bilancio (il quale - ricordiamo - è un organismo indipendente che s'impegna ad effettuare analisi, verifiche e valutazioni in campo economico e finanziario) i nuclei familiari che saranno interessati dalla misura di politica attiva si possono suddividere - in base ai diversi criteri previsti dalla normativa - in tre distinte categorie:

  •  il 37% (circa 500 mila famiglie) non avrebbe alcun obbligo;
  • il 26% (poco più di 330 mila) in un primo momento verrebbe inserito in un percorso lavorativo;
  • il restante 37% verrebbe inserito nel percorso di inclusione gestito dai Comuni.

La composizione dei diversi nuclei

Nel testo elaborato dall'Autorità indipendente è stato evidenziato che in seguito ad un'analisi della composizione dei nuclei familiari si è notata - fatta eccezione per le famiglie senza obblighi - una forte eterogeneità interna dei componenti.

In particolare, nelle famiglie che dovrebbero essere assegnate ad un percorso lavorativo si sono riscontrati il 40% di individui considerati "prontamente attivabili" (nel complesso circa 450.000 individui, il 13% del totale e almeno uno per famiglia), il 46% di individui esclusi da obblighi, mentre il restante 14% è composto da individui considerati "non immediatamente attivabili" nel mercato del lavoro.

Le famiglie che dovrebbero essere assegnate ad un percorso di inclusione risultano, invece composte per il 47% da individui considerati "non immediatamente attivabili" e per il 53% da individui "esclusi da obblighi".

Le famiglie con e senza vincoli

Per ricevere il reddito di cittadinanza - come è risaputo - è necessario rispettare diverse "condizionalità" che riguardano anche la disponibilità al lavoro e l'adesione ad un percorso d'inserimento lavorativo o all'inclusione sociale.

Sono chiamati a rispettare queste condizioni i componenti del nucleo familiare maggiorenni, che non risultano occupati e che non frequentano un regolare percorso di studio o di formazione.

Come precisa anche Il Sole 24 Ore, sono, invece, esclusi i beneficiari della pensione di cittadinanza ed i beneficiari (pensionati o con un'età superiore ai 65 anni) del reddito di cittadinanza, nonché i componenti affetti da disabilità (eccezion fatta per coloro che devono rispondere agli obblighi legati al collocamento mirato).

Risultano esclusi dal rispetto dei vincoli anche i componenti caratterizzati da carichi di cura legati alla presenza in famiglia di soggetti non autosufficienti, disabili gravi o di bambini con meno di tre anni.

Queste famiglie, dunque, percepiranno il reddito di cittadinanza senza vincoli o condizioni.

Va sottolineato, però, che i nuclei familiari caratterizzati dalla presenza di almeno un componente non escluso dagli obblighi saranno indirizzati ai Centri per l'impiego o ai servizi sociali dei Comuni.

I Centri per l'impiego si occuperanno di quelle famiglie che hanno almeno un componente:

- maggiorenne (ma minore di 26 anni) non occupato da non più di 24 mesi;

- beneficiario della Naspi (indennità mensile di disoccupazione introdotta con il Jobs Act);

- beneficiario di altro ammortizzatore sociale per la disoccupazione involontaria;

- sottoscrittore di un Patto di servizio con i Centri per l'impiego (ovviamente in corso di validità).

Tutte le altre famiglie, invece, almeno in un primo momento verrebbero prese in carico dai servizi sociali del comune e sarebbero chiamate a sottoscrivere condizioni - definite dall'Upb - "meno gravose rispetto a quelle previste per il percorso lavorativo".