Le nuove pensioni anticipate tramite la quota 100 stanno arrivando alla conclusione del proprio iter legislativo in Parlamento ed hanno già registrato oltre 100mila richieste, ma non smettono di far discutere per via dei costi elevati, delle basse stime di turn over e dei lavoratori che non riescono ad accedere in virtù dei requisiti piuttosto elevati. La valutazione effettiva potrà essere svolta solo nei prossimi mesi, ma nel frattempo non mancano i primi commenti tecnici in merito. Alcune indicazioni sono arrivate, ad esempio, dal Presidente di Itinerari Previdenziali Alberto Brambilla, che ha scritto un editoriale sul tema per il Corriere Economia.
Riforma pensioni e Q100: costi stimati per 33 miliardi di euro
La prima nota evidenziata dall'economista riguarda i costi sostenuti dal bilancio pubblico per avviare la quota 100, con stime per 30-33 miliardi di euro. La cifra deriva dai mancati contributi dei lavoratori che si sarebbero ottenuti qualora non si fosse verificata l'uscita anticipata, assieme ai maggiori oneri a carico dell'Inps per il pagamento degli assegni. Le proiezioni tengono conto anche dei nuovi prepensionamenti dovuti alla proroga dell'opzione donna e delle Pensioni di anzianità (per le quali è stato sterilizzato l'adeguamento all'aspettativa di vita). Da considerare anche che una parte della platea avrebbe comunque potuto usufruire dei meccanismi di prepensionamento tramite i fondi di solidarietà, con costi che però non sarebbero risultati a carico della collettività.
Il nodo del mancato turnover e degli esclusi
Un'ulteriore questione riguarda poi il ricambio generazionale tra nuovi pensionati e giovani in cerca di occupazione. Secondo le ultime proiezioni evidenziate da Brambilla, la staffetta generazionale dovrebbe portare ad un ricambio piuttosto limitato (stimato probabilmente al di sotto del 10%).
Questo perché molte imprese potrebbero approfittare dei nuovi meccanismi di prepensionamento per far fronte al ciclo economico negativo, riducendo così i costi del personale e vanificando almeno in parte il meccanismo di ingresso per chi si affaccia al lavoro. Oltre a ciò, resta il fatto che i requisiti di accesso alla quota 100 (che richiedono almeno 62 anni di età e 38 anni di contribuzione) rischiano di lasciare fuori dalla flessibilità una parte della platea dei lavoratori.
Basti pensare al caso delle donne, che in virtù dei lavori di cura e di carriere discontinue maturano con difficoltà sia i requisiti contributivi di accesso alla quota 100 che quelli relativi alla nuova opzione donna.