La situazione di stallo politico continua a caratterizzare il mese di agosto e con esso anche le prospettive di prosecuzione dei meccanismi di pensionamento anticipato in scadenza entro il termine del 2019. Infatti, oltre allo scivolo dell'opzione donna, anche l'anticipo sociale e quello volontario (conosciuti comunemente con il termine APE) sono in attesa di un'eventuale proroga. Si tratta di due misure che risultano importanti nel contesto del sistema previdenziale pubblico, perché consentono l'uscita dal lavoro a partire dai 63 anni di età e con un monte contributivo tutto sommato contenuto rispetto a quanto non avviene per la nuova quota 100.

Uscite flessibili e APE sociale: lavoratori preoccupati per la conclusione della misura nel 2019

L'attesa dei lavoratori per la proroga dell'APE sociale è legata ai requisiti contributivi agevolati che consentono di ottenere la quiescenza in anticipo rispetto ai criteri ordinari della pensione di vecchiaia e spesso anche di quella anticipata con la legge Fornero. Diventa così possibile l'ingresso nell'Inps a partire dai 63 anni di età e con almeno 30-36 anni di contribuzione, a patto di rientrare in una delle specifiche situazioni di disagio previste dal legislatore (in sintesi estrema: disoccupazione, caregiver, invalidità o svolgimento di attività usuranti). Il prepensionamento non prevede l'applicazione di penalizzazioni e accompagna il lavoratore sino alla maturazione dell'uscita di vecchiaia.

Rispetto alla quota 100, consente inoltre una maggiore flessibilità perché quest'ultimo provvedimento richiede la maturazione di almeno 38 anni di versamenti indipendentemente dalla presenza del requisito anagrafico. Diviene quindi perfettamente comprensibile perché un'eventuale proroga nella prossima legge di bilancio 2020 sia così attesa.

Le richieste dei lavoratori per l'APE volontario

Anche per la versione su base volontaria dell'APE vi è una crescente manifestazione di interesse da parte dei lavoratori. In questo caso infatti il parametro contributivo si abbassa addirittura a 20 anni di versamenti (mentre resta invariato quello anagrafico, fissato alla maturazione dei 63 anni di età).

Gli aderenti dovranno però accettare una trattenuta ventennale sul futuro assegno, che servirà a ripagare il prestito ponte (di natura bancaria) oltre alla polizza assicurativa a tutela dell'eventuale premorienza. La soluzione rappresenta comunque un'opportunità unica nel panorama della flessibilità previdenziale, perché normalmente qualsiasi altro meccanismo di prepensionamento attualmente richiede la maturazione di almeno 35 anni di versamenti. Nel caso non arrivasse una proroga all'interno della legge di bilancio 2020, anche per l'APE di natura volontaria il 2019 sarà l'ultimo anno di funzionamento.