Si rincorrono le indiscrezioni che vedono quota 100 a rischio, a neanche un anno dall'ingresso nel sistema Pensioni del nuovo strumento previdenziale voluto fortemente dalla Lega Nord. Questa mattina Francesco Bisozzi, giornalista del Messaggero, ha fatto il punto della situazione, sottolineando come l'ipotesi di una modifica a quota 100 si stia facendo sempre più largo durante le frenetiche trattative tra Pd e M5S per la nascita del nuovo governo giallorosso. L'obiettivo è recuperare risorse utili per scongiurare in primis l'aumento dell'IVA a partire dal 1° gennaio 2020, per cui occorrono 23 miliardi, oltre a finanziare il sempre più probabile taglio del cuneo fiscale.

Quota 100, le ipotesi sul tavolo di Pd e M5S

Una premessa prima di proseguire. Quota 100 è una misura in via sperimentale, avviata nel 2019 per tre anni (fino al 2021). Considerate le risorse stanziate per l'introduzione della nuova pensione anticipata, risulta logica l'ipotesi secondo cui l'eventuale nuovo esecutivo possa mettere di nuovo mano al sistema pensionistico depotenziando o cancellando in toto quota 100. Secondo le stime riportate dal Messaggero nell'articolo a cura del giornalista Francesco Bisozzi, il solo depotenziamento della misura previdenziale porterebbe a un recupero complessivo di 17 miliardi di euro.

Non si tratta di una cifra casuale, poiché corrisponde alla spesa prevista dal governo gialloverde per quota 100 nel biennio 2020-2021.

Quindi, il risparmio di 17 miliardi si avrebbe soltanto qualora Pd e 5 Stelle decidano di interrompere la sperimentazione della pensione anticipata a 62 anni con 38 anni di contributi versati fin dal prossimo anno (2020). Al momento però, l'ipotesi più credibile è un abbandono della misura previdenziale cara alla Lega Nord a partire dal terzo e ultimo anno (2021).

In tal caso, il risparmio sarebbe stimato nell'ordine di 8,6 miliardi euro, a cui si andrebbero ad aggiungere altri 2,4 miliardi di euro per le minori spese nel corso del 2020 (cifre stimate dall'Ufficio parlamentare di Bilancio). Così facendo, le risorse recuperate dal nuovo esecutivo salirebbero a 11 miliardi evitando di cancellare la nuova forma di pensione anticipata dal 1° gennaio 2020.

Richieste inferiori per le pensioni con quota 100

Un altro tema di interesse, sempre in relazione a quota 100, riguarda il numero di domande di pensionamento inferiore di circa il 30 per cento rispetto alle attese iniziali. A riportare i numeri esatti è Il Sole 24 Ore (oltre a Il Messaggero), in un approfondimento del giornalista Matteo Prioschi. Il governo aveva stimato in un primo momento un numero di richieste pari a 290 mila per il 2019, una cifra impossibile da raggiungere viste le adesioni arrivate fin qui. Ad oggi, stando all'ultimo report aggiornato dell'Inps, le persone che hanno richiesto di andare in pensione con quota 100 sono state 164 mila. Secondo le proiezioni, si calcola che entro la fine di quest'anno le richieste raggiungeranno una cifra complessiva pari a 200 mila unità, dunque 90 mila in meno rispetto a quelle preventivate all'inizio dall'esecutivo.