Le nuove pensioni anticipate tramite quota 100 potrebbero restare in essere fino al termine della sperimentazione, ovvero il 31 dicembre del 2021. È quanto emerge dalle ultime indiscrezioni di stampa rispetto all'accesa discussione interna tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle che ha riguardato nelle scorse settimane proprio il nuovo meccanismo di prepensionamento. Nella pratica, il provvedimento dovrebbe restare fruibile per altri due anni, per poi terminare in via definitiva essendo sostituito da altri meccanismi di flessibilità.

Riforma pensioni: quota 100 in scadenza nel 2021 e sostituita con l'APE sociale

Secondo quanto riporta il quotidiano La Repubblica, nell'accordo raggiunto all'interno dell'esecutivo giallo-rosso la misura potrebbe rimanere in piedi con parametri molto simili a quelli attuali, anche in virtù delle scarse richieste d'accesso rispetto alle stime iniziali. Già questo punto potrebbe infatti produrre importanti risparmi per le casse pubbliche. Alcuni interventi correttivi potrebbero prevedere delle finestre di uscita meno frequenti, ma si tratterà comunque di ritocchi ai parametri attualmente disponibili (che prevedono la maturazione di almeno 62 anni di età e 38 anni di contribuzione). Di contro, è praticamente certo l'emergere della prosecuzione di un'APE sociale rafforzata, che consente l'uscita a partire dai 63 anni di età e con 30-36 anni di contribuzione nei casi di disagio previsti dal legislatore.

In molti già rinunciano alla Q100: l'età media resta attorno ai 64 anni

Nei fatti, ad aver inciso sulla conferma della quota 100 sarebbero stati due elementi. Il primo è quello di non creare discriminazioni o confusione nell'ambito delle regole di accesso alla pensione, visto che molti lavoratori potrebbero aver già deciso di dare seguito all'opzione nel corso dei prossimi due anni (organizzando così il termine della propria vita lavorativa).

Il secondo elemento riguarda l'età media di accesso alla pensione tramite la quota 100, che secondo le ultime stime si attesta attorno ai 64-65 anni (contro i 62 anni fissati dal legislatore come parametro d'ingresso). Sono infatti in molti a ritardare comunque il momento della quiescenza pur avendone maturato il diritto, anche per valutazioni di convenienza sull'entità del futuro assegno.

Così, per tantissimi pensionati che hanno dato seguito all'opzione si può già parlare di una vera e propria quota 102 o 103. Sullo sfondo resta anche il fatto che la misura non appare particolarmente favorevole per le donne. Quest'ultime potrebbero quindi beneficiare di una proroga dell'opzione donna, anch'essa attualmente in scadenza al termine del 2019. Lo scenario della flessibilità previdenziale per i prossimi anni comincia così a delinearsi con maggiore dettaglio, mentre per avere maggiore flessibilità i lavoratori potranno rivolgere la propria attenzione alla probabile proroga dell'APE sociale e dell'opzione donna.