La quota 100 sembra destinata a restare al centro del dibattito sulla tenuta dei conti pubblici e sull'impostazione della prossima legge di bilancio 2020. Nelle ultime ore sono infatti emerse nuove indiscrezioni di stampa riguardo ad un possibile incremento dei requisiti di accesso, con ritocchi che potrebbero significare maggiore rigidità tanto dal punto di vista dell'età anagrafica da maturare quanto per l'anzianità contributiva. A sottolineare il nuovo scenario di intervento è stato il giornalista Gian Maria De Francesco, che ha pubblicato un approfondimento per il quotidiano 'Il giornale'.

Pensioni anticipate 2020: quota 100 verso l'irrigidimento dei requisiti

È così che, secondo le ultime notizie, la quota 100 nel 2020 sembra destinata ad un incremento dei parametri di accesso, tale da poter trasformarsi in una quota 102. Partiamo ricordando quali sono i requisiti da maturare entro la fine del 2019 per poter accedere all'attuale versione del provvedimento. I lavoratori dovranno aver raggiunto almeno i 62 anni di età e contemporaneamente almeno 38 anni di versamenti. Nella nuova versione potrebbe invece salire il parametro anagrafico, arrivando a toccare i 63-64 anni di età. In alternativa (o anche in contemporanea) si potrebbe decidere un incremento del parametro contributivo, che arriverebbe così a toccare i 39 anni di versamenti.

I possibili risparmi realizzabili grazie alla restrizione della platea

Stante la situazione, l'obiettivo sarebbe quello di intervenire nel settore previdenziale con un riordino dei provvedimenti attualmente disponibili. In questo senso, non è un mistero che la quota 100 nella sua versione attuale è considerata da Partito Democratico e Movimento 5 Stelle come costosa e inefficiente (in particolare dal punto di vista dell'equità).

Un suo aggiornamento potrebbe favorire lo sviluppo di altre misure (come la proroga dell'APE sociale e dell'opzione donna), garantendo al contempo anche importanti risparmi di bilancio. Per il prossimo anno la stima di spesa della quota 100 alle regole attuali risulta fissata attorno agli 8-9 miliardi di euro, ma la cifra potrebbe scendere fino ai 4 miliardi per i mancati utilizzi (un evento che si è già verificato nel corso del 2019).

A questo primo scenario si potrebbero poi aggiungere gli incrementi nei parametri di accesso evidenziati nel corso del presente articolo. Ecco allora che con la nuova quota 102 si arriverebbe a contenere ulteriormente le spese di comparto, andando così a lasciare aperta una porta per chi desidera maggiore flessibilità ma reperendo anche importanti risorse per la proroga di altri meccanismi di prepensionamento e per la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia legate all'aumento dell'Iva.