In questi giorni si è riacceso il dibattito pubblico sulla quota 100, il meccanismo di pensionamento anticipato che permette l'uscita dal lavoro a partire dai 62 anni di età e con almeno 38 anni di versamenti. Un provvedimento che è certamente servito ad allentare la rigidità dell'attuale sistema previdenziale, ma che non può essere considerato come esaustivo rispetto alle necessità dei lavoratori in età avanzata. Lo ribadisce il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli, durante un'intervista rilasciata per Radio Articolo 1.
Ghiselli (Cgil): 'Serve superare la legge Fornero'
Nonostante le premesse e le intenzioni iniziali, la quota 100 non permette di superare la rigidità imposta al sistema pensionistico pubblico dalla legge Fornero. Ne è convinto Ghiselli, ricordando che "la partita previdenziale non è chiusa". Infatti, per il sindacalista la quota 100 risulta comunque una misura destinata a terminare alla fine della propria sperimentazione, ovvero nel 2021. Al riguardo, la posizione della Cgil è che sarebbe sbagliato anticipare il termine temporale dell'opzione. Questo perché resta sempre una possibilità in più aperta nei confronti di chi si trova a maturare i requisiti di accesso previsti dalla legge. La soluzione migliore sarebbe quindi quella di portare la misura alla propria scadenza naturale, portando ulteriore flessibilità nel comparto attraverso l'approvazione di nuovi provvedimenti.
In questo senso, anche una proroga dell'APE sociale potrebbe essere importante, ma avrebbe comunque un impatto limitato, perché non consente di flessibilizzare in pieno l'accesso all'Inps.
Pensioni anticipate: serve la quota 41 e l'uscita per tutti dai 62 anni di età
Secondo la Cgil l'opzione migliore per poter flessibilizzare davvero l'accesso all'Inps consiste nell'avviare la quota 41 per tutti i lavoratori precoci e contemporaneamente nel permettere l'uscita dal lavoro anche a chi matura i 62 anni di età (senza altri vincoli sull'anzianità contributiva).
Oltre a ciò, risulta fondamentale riconoscere le situazioni di fragilità presenti nel mercato del lavoro, ad esempio attraverso la valorizzazione del lavoro di cura e dei lavori gravosi. Inoltre, da tempo si chiede l'avvio di una pensione di garanzia per i giovani che si trovano inseriti nel sistema di calcolo del contributivo puro, senza adeguamenti al minimo.
"Dobbiamo impedire che intere generazioni vadano in futuro in pensione in povertà assoluta, a 72 anni e con rendimenti inferiori ai 400 euro" ha concluso il sindacalista, augurandosi che il nuovo esecutivo possa riprendere il dialogo con le parti sociali a partire dagli accordi sottoscritti nel mese di settembre del 2016.