Dopo diverse settimane di incertezza parte il governo Conte bis, un passaggio fondamentale per il prossimo riordino del sistema previdenziale pubblico. Dai tavoli tecnici che si sono tenuti gli scorsi giorni sono emerse diverse ipotesi di riforma, che adesso dovranno confrontarsi sia con le poste economiche, sia con la burocrazia del sistema legislativo. D'altra parte, i tempi per i primi interventi risultano stretti se si considera che siamo ormai a settembre 2019. Entro la fine dell'anno dovrà essere approvata la nuova legge di bilancio, pertanto la stesura delle prime bozze è imminente.

In questo senso, proviamo a fare ordine per cercare di comprendere quale sarà l'indirizzo di intervento nel sistema pensionistico.

Pensioni anticipate e quota 100: verso l'innalzamento dei parametri di accesso

Partiamo dalla misura (fortemente voluta dalla Lega) di flessibilizzazione dell'accesso all'Inps. In base a quanto emerso negli scorsi giorni, è praticamente certo un ripensamento della quota 100 (visto l'onere importante sui conti pubblici). Sembra invece alquanto difficile concepire una sua immediata cancellazione. Con maggiore probabilità si andrà verso un inasprimento dei requisiti di accesso, in particolare incrementando l'età anagrafica dai 62 ai 64 anni di età. Allo stesso tempo, il periodo di sperimentazione potrebbe essere ridotto di un anno.

In questo modo, la possibilità di poter usufruire della misura terminerebbe il 31 dicembre del 2020 (e non del 2021, come previsto attualmente).

Il rafforzamento dell'APE sociale e la proroga dell'opzione donna

Allo stesso tempo il nuovo governo dovrebbe puntare a rendere strutturali due opzioni di flessibilità previdenziale in scadenza al termine dell'anno in corso.

Si tratta delle Pensioni anticipate tramite APE sociale e dell'opzione donna. Nel primo caso si ottiene la pensione anticipata a partire dai 63 anni di età e con 30-36 anni di contribuzione, in base alla specifica situazione di disagio. Particolare attenzione sarà data a quest'ultimo dettaglio, visto che il governo giallo - rosso starebbe pensando di allargare la platea dei beneficiari, estendendola ulteriormente in favore di chi vive delle difficoltà in età avanzata.

Oltre a ciò, si punta a rendere strutturale la misura. Nel caso dell'opzione donna si pensa alla proroga annuale, che estenderà quindi la possibilità di fruizione a partire dai 58 anni di età (59 anni se autonome) e 35 anni di versamenti, accettando però il ricalcolo interamente contributivo del futuro assegno. Resta infine da sciogliere il nodo dei lavoratori esodati e della quota 41 in favore dei lavoratori precoci, attualmente disponibile solo per alcuni specifici casi previsti dal legislatore.