Oggi è il giorno del giuramento del governo Conte bis. Dopo che ieri il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è salito al Quirinale per consegnare al Capo dello Stato Mattarella la lista dei Ministri del nuovo esecutivo, tutto è pronto per le votazioni sulla fiducia delle due Camere. Il calendario prevede per lunedì prossimo la votazione della Camera dei Deputati e per il giorno successivo quella del Senato. A fiducia ottenuta il governo sarà operativo e inizierà a mettere in atto i 29 punti programmatici che M5S e Pd hanno predisposto durante queste giornate di trattative.

Molto attese le politiche previdenziali, perché si è fatto un gran parlare di quota 100 e della sorte che la misura varata dal precedente governo avrebbe avuto con il nuovo esecutivo.

Tra i vari punti del programma però, quota 100 non compare affatto, perché si parla solo di pensione di garanzia per i giovani e di opzione donna. Restando nel campo delle ipotesi, tra le più gettonate durante la crisi di governo c'è la volontà del governo Conte bis di non proseguire con la misura oltre la sua naturale scadenza, o addirittura, di provvedere a stopparla anticipatamente, magari provvedendo ad un suo ridisegno. Argomenti ed ipotesi che sono stati affrontati da tutti i maggiori quotidiani italiani, tra i quali il Sole 24 Ore con un eloquente articolo del 4 settembre.

Tra welfare e previdenza

C'è necessità di trovare risorse per attuare diversi provvedimenti piuttosto urgenti come il taglio del cuneo fiscale, per apportare fondi per il welfare e per detonare l'aumento dell'Iva delle clausole di salvaguardia. Urgenze che lasciano più di qualche dubbio riguardo alla volontà del governo di intervenire radicalmente in materia previdenziale.

Piuttosto si pensa a correggere alcune delle misure introdotte dal precedente governo in modo tale da ridurre la spesa previdenziale e destinare i risparmi ad altro. Come dice il Sole 24 Ore nel suo articolo di ieri, nel testo definitivo del programma del Conte bis, non ci sono indicazioni su quota 100. In campo previdenziale il governo pare intenzionato a riportare in auge la pensione di garanzia per i giovani.

Si tratta di un argomento già largamente trattato i passato, dagli esecutivi Renzi e Gentiloni. All'epoca infatti, nei ripetuti incontri tra governo e sindacati che avevano accompagnato la nascita di Ape volontario, Ape sociale, Ape aziendale e quota 41 per i precoci, si parlava di fase 2 di riforma con interventi specifici per i giovani e per le donne. Tornato al governo il Pd è evidente che questi argomenti torneranno di stretta attualità.

Tornando a quota 100, la misura di pensione anticipata dai 62 anni con 38 di contributi, tanto cara alla Lega di Salvini che la vedeva come una apripista di quota 41 per tutti, difficilmente verrà prorogata. La misura è stata già finanziata fino al 31 dicembre 2021, cioè per tutti i tre anni di validità che Lega e M5S avevano deciso di prevedere come sperimentazione.

L'ipotesi di cancellazione immediata della misura ventilata in questi giorni difficilmente verrà adottata, sia perché sarebbe un intervento piuttosto impopolare e sia per le evidenti problematiche che una soluzione così drastica rischierebbe di lasciare sul campo. La riforma Fornero e come fu attuata evidentemente ha insegnato molto. Il pericolo che una cancellazione di quota 100 producesse un fenomeno simile agli esodati nati dopo l'avvento della legge Fornero, probabilmente sconsiglierà il paventato colpo di spugna alla quota 100. Ci sono probabilmente molti lavoratori che hanno già raggiunto accordi con i datori di lavoro in vista del pensionamento con quota 100 e una cancellazione della misura li lascerebbe senza lavoro e senza pensione, obbligando il nuovo governo a provvedimenti di salvaguardia costosi come gli 8 che hanno riguardato gli esodati della legge Fornero.

Pensione di garanzia e opzione donna

L'ipotesi più probabile è quella che punta a correggere la quota 100 con requisiti di accesso meno larghi in modo tale da ridurre la platea di potenziali aventi diritto. I dati Inps che accompagnano la misura hanno già messo in luce che rispetto alle stime iniziali del governo giallo-verde, sono state erogate ad oggi, Pensioni inferiori del 30% rispetto al numero degli aventi diritto. In pratica, rispetto a quanto stanziato nella manovra del 2019 per la quota 100, ci sono già importanti risparmi a cui si potrebbero aggiungere quelli di un profondo ridisegno della misura. Aumentare l'età minima di uscita a 64 anni potrebbe non essere una soluzione lontana dalla realtà.

La misura comunque gioco forza non dovrebbe essere allungata oltre la scadenza fissata al 31 dicembre 2021. In effetti come si legge dai punti programmatici del nuovo governo e come riporta il Sole 24 Ore, in materia pensioni si punterà a garantire trattamenti previdenziali più degni per i giovani lavoratori di oggi, quelli nati negli anni '70 vessati da precariato e carriere discontinue e penalizzati anche dal fatto che come anzianità di servizio rientrano nel penalizzante sistema contributivo. Anche sulle donne lavoratrici verterà probabilmente l'operato dell'esecutivo, con la proroga di opzione donna e magari interventi a tutela delle lavoratrici madri che potrebbero avere un bonus contributivo per ogni figlio avuto.

Se per il primo governo Conte, le priorità sembravano essere quelle di superare la riforma Fornero, con il nuovo si pensa ad incrementare le politiche rivolte ai giovani che provengono da famiglie a basso reddito, le lavoratrici madri e i caregiver.

La pensione di garanzia

La Pensione di garanzia interverrebbe proprio in questa ottica e sarebbe un intervento a garanzia per i giovani con carriere discontinue, di avere una copertura previdenziale più dignitosa. Effettivamente le regole del sistema contributivo mettono a rischio i trattamenti futuri per i giovani e per le donne. Avendo difficoltà ad accumulare contribuzione per via della difficoltà a trovare occupazione stabile, oltre che sugli importi delle future pensioni, i giovani avrebbero difficoltà anche a centrare le normali pensioni previste dal nostro ordinamento.

La pensione di vecchiaia contributiva infatti si percepisce a 67 anni con 20 di contributi. Se il lavoratore ha iniziato la carriera dopo il 1995 però, per poterla centrare deve ottenere un assegno pari al almeno 1,5 volte l'assegno sociale.

Essendo pochi gli anni di contributi che i giovani di oggi racimolano ed essendo quindi bassi i montanti contributivi che si accumulano, il pericolo concreto è che per questi lavoratori la porta della pensione di vecchiaia non si apra prima dei 71 anni, quando scompare il vincolo di importo della prestazione. Ecco perché un altro intervento ipotizzato è la cancellazione del requisito dell'importo minimo di pensione che darebbe diritto alla quiescenza di vecchiaia. L'idea sarebbe di permettere il cumulo della pensione contributiva raggiunta dai giovani lavoratori, con prestazioni di tipo sociale.