Si profila il rischio di nuovi esodati al termine del periodo sperimentale di tre anni della pensione anticipata quota 100, con uno scalone di 5 anni per gli esclusi dal provvedimento. L'allarme viene lanciato dalle colonne de 'Il Sole 24 Ore', nell'approfondimento a cura dei giornalisti Davide Colombo e Marco Rogari. Secondo i due esperti in materia previdenziale dello storico quotidiano economico, se l'attuale governo Pd-M5S non avvierà un sistema per armonizzare il post quota 100, in Italia potrebbe tornare in auge il termine tristemente collegato alla riforma Fornero, per cui i precedenti esecutivi hanno dovuto realizzare svariate e costose salvaguardie.

Rischio esodati post quota 100: il caso limite portato come esempio da 'Il Sole 24 Ore'

La coppia di giornalisti de 'Il Sole 24 Ore' riporta il caso limite dei lavoratori Giovanni e Luca. Entrambi hanno maturato 38 anni di contributi nella stessa azienda, con una sola differenza. Giovanni è nato nel dicembre del 1959, Luca invece nel gennaio 1960. Ciò fa sì che Giovanni riesca ad andare in pensione con quota 100 nel 2021, a differenza di Luca, che per un solo mese non potrà accedervi. Mentre il primo, dunque, potrà usufruire della pensione anticipata a 62 anni, per il secondo lavoratore si apriranno due scenari: in pensione nel 2026 (5 anni più tardi del collega) con 42 anni e 10 mesi di contributi, oppure aspettare di raggiungere l'età per la pensione di vecchiaia all'età di 67 anni e 9 mesi (2029, 8 anni dopo il pensionamento di Giovanni con quota 100).

In termini tecnici, una tale situazione limite andrebbe a configurarsi come "super scalone", la stessa espressione usata da Colombo e Rogari nel loro pezzo. Esso supererebbe di gran lunga quello introdotto dalla precedente riforma delle Pensioni di Roberto Maroni (legge 243/2004), a causa della quale ci fu una differenza di tre anni lavorativi tra chi avrebbe maturato i requisiti pensionistici entro la data del 31 dicembre 2017 e chi lo avrebbe invece fatto a partire dal 1° gennaio 2008.

Per rimediare, il governo di allora varò la riforma Damiano, la quale aumentò la spesa previdenziale per una somma pari a 65 miliardi di euro nei successivi dieci anni.

Nella NaDef nessun riferimento a quota 100

Come ricordano le schede informative de 'Il Corriere della Sera', il testo della Nota di aggiornamento al Def (Documento di Economia e Finanza) presentato dal Consiglio dei Ministri a inizio settimana non cita in alcun modo quota 100.

A sottolinearlo sono anche i giornalisti de 'Il Sole 24 Ore', che rimarcano però la presenza della proroga di Opzione Donna e dell'Ape sociale, oltre all'introduzione di un nuovo fondo pubblico per la pensione complementare dei giovani lavoratori.