Siamo ormai entrati nell'ultima parte dell'anno e con l'approssimarsi della nuova legge di bilancio 2020 il tema della previdenza torna al centro del dibattito pubblico. A preoccupare i lavoratori in attesa di assegno e coloro che sono già in pensione non vi sono però solo le regole di accesso all'Inps e di adeguamento dei trattamenti. Le statistiche in arrivo dalle ricerche internazionali mettono infatti in luce il problema generale degli assegni bassi, con la conseguenza che molti pensionati faticano a mantenere il passo rispetto al costo della vita ed alle inevitabili esigenze di spesa che incorrono in età avanzata.

In Italia oltre il 60% dei pensionati percepisce meno di 750 euro al mese

Stante la situazione appena evidenziata, desta preoccupazione in particolare il fatto che sul territorio italiano il 61,3% delle pensioni erogate in favore dei beneficiari risulti inferiore alle 750 euro al mese. La maggior parte degli assegni è di natura previdenziale e non assistenziale (13,8 milioni su un totale complessivo di 18 milioni), ma nonostante ciò gli importi risultano purtroppo contenuti. In merito invece alla distribuzione territoriale degli assegni, il 55,2% delle Pensioni vengono pagate nel nord Italia, mentre al centro vengono erogati il 19.7% degli assegni. Nelle Isole e al Sud la percentuale corrisponde invece al 24,5%.

Complessivamente, sui circa 18 milioni di assegni complessivi oltre 12,6 milioni risulta inferiore alle 1000 euro lorde al mese.

Le criticità delle pensioni erogate in Italia rispetto agli altri Paesi

Nella classifica stilata all'interno del rapporto denominato "Global Retiremnt Index 2019" (stilato da Natixis Investment Managers) emerge che l'Italia si ferma al trentesimo posto sulle 44 nazioni esaminate durante la ricerca.

La nostra nazione fa decisamente peggio di Paesi come Germania, Finlandia e Belgio. Tra le maggiori criticità vi sono i dati relativi al reddito pensionistico, considerato spesso non sufficiente per garantirsi una vita tranquilla in età avanzata. Purtroppo questo si conferma vero anche in molti casi nei quali i lavoratori hanno effettuato versamenti contributivi per diversi decenni.

Oltre a ciò, per molti pensionandi che si trovano vicini al termine della propria carriera diventa difficile anche compensare la mancanza di reddito con l'eventuale iscrizione alla previdenza complementare, visto che i fondi pensione riescono a funzionare nel modo migliore proprio quando la sottoscrizione avviene in giovane età. Questo perché il tempo permette di capitalizzare gli interessi anche in presenza di versamenti contenuti, ovviando così al problema di assegni dall'importo sempre più basso.