Dall'Inps arrivano nuovi commenti in merito agli interventi da attuare nel sistema previdenziale ed alla necessità di garantire maggiore flessibilità in uscita rispetto ai criteri della legge Fornero. Le ipotesi di riforma delle Pensioni in discussione al momento tra governo e sindacati condividono l'urgenza di un intervento correttivo, ma finora sembra esserci ancora distanza rispetto al metodo migliore con il quale intervenire. Sul punto il Presidente dell'istituto pubblico di previdenza Pasquale Tridico ha precisato quale sia la propria opinione, a partire dal metodo di calcolo che dovrebbe essere applicato per chi decide di uscire prima dal lavoro.

Per il Presidente Inps vanno garantite, ma devono essere legate al contributivo puro

Stante la situazione appena evidenziata, il Presidente dell'Inps ha quindi fatto il punto della situazione durante un'intervista rilasciata il 20/01 in favore del quotidiano "La Repubblica". All'interno esprime innanzitutto la propria opinione favorevole rispetto alla necessità di flessibilizzare l'uscita dal lavoro. Una tesi che si applica in particolare all'età di quiescenza prevista con l'assegno di vecchiaia, attualmente fissata a 67 anni. La logica che si chiede di applicare è però quella del ricalcolo interamente contributivo dell'assegno. Un meccanismo che da un lato consentirebbe di lasciare libere le persone di decidere il momento migliore per andare in pensione.

Dall'altro lato però il lavoratore dovrà fare fronte ad una penalizzazione del futuro assegno, soprattutto se si considera la situazione di coloro che possono beneficiare di una larga parte della propria carriera nel retributivo o nel cosiddetto sistema misto.

Uscite flessibili, i sindacati restano contrari all'ipotesi del contributivo

D'altra parte, il sistema contribuivo puro porta ad applicare al montante accumulato nel corso degli anni i coefficienti di conversione in rendita basati sull'aspettativa di vita del lavoratore. Detto in altre parole, si restituisce semplicemente quello che è stato versato.

Al momento per questo sistema non è infatti previsto un adeguamento alla minima come invece accade per il retributivo ed il misto, con la conseguenza che non è difficile doversi confrontare con tagli anche a doppia cifra percentuale. Non è quindi un caso che le parti sociali si siano dimostrate sempre contrarie verso tale sistema di ricalcolo degli assegni. A tal proposito è intervenuto nelle scorse ore il leader della Cgil Maurizio Landini, ribadendo la propria contrarietà all'applicazione del sistema "tutto contributivo". E chiedendo allo stesso tempo l'avvio di una pensione di garanzia per coloro che rientrano interamente all'interno di tale meccanismo di calcolo dell'assegno.