Si moltiplicano le proposte di riforma riguardanti il settore previdenziale. Tra le numerose ipotesi è emersa recentemente la cosiddetta quota 101, che dovrebbe agire in continuità con la sperimentazione attualmente in corso. Nella pratica, le nuove pensioni tramite la quota 100 consentono l'uscita dal lavoro a partire dai 62 anni di età e con almeno 38 anni di versamenti, ma solo fino al 31 dicembre del 2021. A partire dal primo gennaio del 2022 la Ministra della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone ha quindi proposto di garantire continuità all'opzione, incrementandone leggermente i requisiti di accesso.

Riforma pensioni, come potrebbe funzionare la Quota 101

Dal punto di vista pratico, l'idea della quota 101 prenderebbe forma incrementando di un anno l'età anagrafica di accesso allo strumento di pensionamento anticipato. In questo modo, dovrebbe risultare possibile per i lavoratori accedere all'Inps a partire dai 63 anni di età e con almeno 38 anni di versamenti. Si tratta dello stesso vincolo anagrafico che caratterizza altre opzioni di tutela ancora in fase sperimentale e attualmente in corso di validità, come nel caso dell'APE sociale (destinata però solo ad alcune specifiche tipologie di lavoratori o situazioni di disagio). Bisogna inoltre evidenziare che al futuro assegno dei lavoratori non verrebbe applicata alcuna penalizzazione, fatto salvo il vincolo della non cumulabilità con la prosecuzione lavorativa (al fine di favorire il turnover ed il ricambio generazionale).

Pregi e difetti delle pensioni tramite la Q101: la discussione si riaccende

Appare evidente che l'ipotesi di dare continuità alle Pensioni flessibili tramite quota 100 appare utile al fine di evitare la concretizzazione di uno scalone lungo fino a 5 anni per coloro che purtroppo resterebbero esclusi dalla misura. Oltre a ciò, dal punto di vista tecnico e delle coperture l'avvio di una quota 101 non appare estremamente complessa, considerando che nel 2022 si avranno già dati consolidati per almeno tre anni riguardo al meccanismo sperimentale.

Gli aspetti più problematici continuano però a riguardare quei lavoratori che a tutt'oggi risultano esclusi dalla flessibilità previdenziale con tale meccanismo e che verrebbero doppiamente penalizzati da un meccanismo che premia solo le lunghe carriere contributive.

Pensioni flessibili: il problema del vincolo contributivo

Il vincolo dei 38 anni di versamenti non tiene infatti conto di tutti quei lavoratori e di quelle lavoratrici che hanno lavorato per decenni con un contratto part time (vedendosi di fatto dimezzare l'anzianità contributiva), così come dei lavoratori precari che hanno registrato loro malgrado versamenti discontinui.

Insomma, la quota 101 sembra poter conservare tutti i vantaggi della vecchia quota 100, ma anche i relativi svantaggi. Non a caso le parti sociali chiedono di avviare un meccanismo di prepensionamento che possa funzionare indistintamente a partire dai 62 anni di età e che non preveda vincoli contributivi superiori ai 20 anni di versamenti.