Fabio Armiliato è considerato uno dei tenori più importanti in Italia e nel mondo. È uno degli artisti italiani più longevi e poliedrici, ma ha da sempre dimostrato anche una grande sensibilità e disponibilità verso l’impegno civico e il sociale. In questo senso, basti ricordare che è Cittadino onorario di Recanati nel nome del grande Beniamino Gigli, Ambasciatore di Genova nel Mondo, membro da tempo della Nazionale Italiana Cantanti e presidente della Fondazione Daniela Dessì per la prevenzione delle malattie, soprattutto di quelle oncologiche.
Dopo lo scoppio dell’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus, abbiamo intervistato Fabio per fare il punto rispetto alla difficile situazione che si è creata per gli artisti e gli operatori dello spettacolo.
Iniziamo la nostra intervista prendendo spunto da un suo post pubblicato su Facebook, nel quale propone di far sentire la voce della categoria “non solo per cantare”. Una rivendicazione che, in un momento come questo, parte dalla necessità di preservare e valorizzare le bellezze culturali dell’Italia, ma anche da tante richieste che le sono giunte dai suoi colleghi. Può raccontarci qualcosa di più al riguardo?
L’Italia è un paese straordinario e la ricchezza del suo patrimonio culturale è un tesoro e un patrimonio davvero inestimabile che tutto il mondo ci invidia.
Io sono un artista lirico, un tenore e so quanta considerazione esiste nel mondo da sempre verso questo genere che è nato in Italia e che da oltre quattro secoli fa parlare e cantare l’italiano in tutto il mondo, grazie al genio dei suoi autori e dei suoi interpreti. Abbiamo insegnato veramente a cantare attraverso i tempi a tutto il pianeta: cantare bene significa ancora oggi applicare l’arte del belcanto italiano.
L’Italia però è un paese straordinario anche per mille altri motivi… perché, lasciatemelo dire, in qualsiasi momento di difficoltà, come quelle che stiamo vivendo, le nostre eccellenze emergono sempre e soprattutto quelle della solidarietà e del lavoro. Vediamo oggi questo nei medici e in tutti gli operatori della sanità, della protezione civile e dei volontari che ogni giorno rischiano la loro vita per salvare altre vite umane.
Proprio la sanità e le sue strutture e approvvigionamenti, come purtroppo sappiamo, è stata però la più colpita insieme all’educazione e alla cultura, dai continui tagli nei finanziamenti operati dalla politica del nostro paese sempre di più negli ultimi decenni.
Da queste riflessioni e parlando con molti miei colleghi, con operatori del settore, con alcuni Sovrintendenti delle fondazioni liriche e con tante persone che hanno a cuore il futuro culturale e artistico del nostro paese, mi sono sentito di dover denunciare un fatto importante: le categorie dei lavoratori dello spettacolo non sono state prese in assoluta considerazione in tutti i decreti che si sono susseguiti in questo periodo di grave emergenza sanitaria ma anche lavorativa ed economica.
Molte altre categorie non lo sono state, a quanto mi è stato riferito, ma io mi faccio portavoce di questa iniziativa, segnalando e portando all’attenzione dei nostri concittadini quelle che sono le esigenze vitali della nostra categoria che è costretta responsabilmente a casa, ma con la prospettiva di doverci stare a lungo e di non vedere aperti di conseguenza teatri e luoghi di lavoro per gli spettacoli dal vivo, con perdita di contratti e di opportunità, con un effetto “domino” al momento imprevedibile e impossibile da quantificare.
Quali sono i rischi, a suo parere, di un mancato intervento di tutela del settore? Perché è importante agire con tempestività per eliminare l’attuale indifferenza dei decisori pubblici rispetto alle numerose problematiche in corso di sviluppo nel comparto dello spettacolo?
Con la chiusura dei teatri e con l’impossibilità di poter partecipare a tutto quello che si intende come “spettacolo dal vivo”, tutti cantanti, gli attori, i ballerini e in generale tutti coloro che vivono attraverso le loro esibizioni e che sono per la maggior parte tutti i lavoratori autonomi e con partita Iva, non percepiscono e non percepiranno nessun reddito e il rischio che questa situazione si procrastini per lungo tempo, mette nella condizione tutti coloro che lavorano nel mondo dello spettacolo dal vivo, e che quindi ha bisogno di un pubblico per l’esibizione, a non aver nessuna fonte di sostentamento. Già prima dell’avvento di questa pandemia e di questa emergenza la situazione delle Fondazioni liriche non era facile, per la ormai reiterata motivazione di “mancanza di fondi” destinati alla cultura e allo spettacolo, ma soprattutto per una ormai cronica mancanza di attenzione da parte della politica verso i problemi di questo mondo che, come ho detto all’inizio di questa intervista, è uno tra i valori storici, artistici e culturali più importanti del nostro paese.
La tempestività di avere risposte concrete in questo momento è importante perché l’emergenza è adesso. Le persone hanno scadenze di mutui e pagamenti e non sono certi che queste verranno “congelate” o sospese al momento fino al termine dell’emergenza…ma poi ricominciare non sarà immediato, anche perché il pubblico, destinatario delle recite dal vivo, dovrà essere convinto a tornare a teatro, ad aver fiducia dell’altro…a potersi riunire con piacere per condividere una serata insieme…tutto questo va posto all’attenzione di governo e istituzioni perché l’aiuto arrivi subito e sia concreto ed immediato.
Rispetto invece ai provvedimenti che sarebbe necessario prendere per tutelare i lavoratori del mondo dello spettacolo e della cultura, può indicare quale sarebbero a suo parere le prime misure urgenti da prendere nel brevissimo termine?
Tutti noi insieme, gli Artisti e tutti i lavoratori dello Spettacolo (rappresentati anche dall’associazione Assolirica che recentemente ha denunciato in un comunicato l’incostituzionalità del decreto Cura Italia per la nostra categoria), dobbiamo far sentire la nostra voce questa volta sul serio: e usare la voce non per cantare, ma per far pervenire un messaggio forte alle istituzioni e al governo che riesca, in questo momento di emergenza, a rompere finalmente e una volta per tutte l’indifferenza nei confronti della nostra categoria e che porti a interventi concreti e ad aiuti economici per tutti lavoratori che versano in difficoltà oggettive e che sono costretti a non poter lavorare sicuramente ancora per un lungo tempo.
Non credo esista una particolare volontà di voler colpire la nostra categoria, certamente: ma rivendico e rivendichiamo la giusta e corretta considerazione da parte di governo e istituzioni come lavoratori, cittadini che pagano le tasse (e quante…) e come portatori di un verbo che distribuisce nel mondo una parte importante delle bellezze del nostro paese.
A proposito di questo vorrei fare una piccola ma importante riflessione: quando si parla delle vite degli artisti e delle loro esigenze, si ha quasi sempre l’impressione che qualcosa di importante non arrivi proprio a tutti. Non so perché. Un artista sembra alla maggior parte delle persone che debba vivere di sola arte. Non è così: L’artista non vive solo di gloria o di successo o di benessere.
Un artista ama sicuramente il proprio lavoro e sa di fare un mestiere che può essere a volte privilegiato, ma studia molto per arrivare, investe moltissimo nella sua preparazione e vive una vita di sacrifici per ottenere risultati importanti e non sempre gratificanti. Pochi però poi arrivano a diventare famosi e magari anche a stare bene o molto bene economicamente (ricchi pochi… al giorno d’oggi ci si arricchisce più con altri generi di attività), ma molti invece lavorano tutta la vita e si sudano come tutti letteralmente il proprio guadagno che, a mio avviso, al giorno d’oggi è sempre meno adeguato ai costi di formazione ed è sempre più sottopagato e sottovalutato soprattutto per i giovani, come d’altra parte sottopagato e sottovalutato è a mio avviso quello di insegnanti e infermieri o operatori della sanità, che hanno grandissime responsabilità educative e di salute pubblica, proprio per tornare al tema iniziale.
Riguardo invece il medio e lungo termine, qual è la sua visione sulla ripresa del settore una volta che lo stato di prima emergenza sarà finalmente risolto? E quali interventi istituzionali possono essere intrapresi al fine di garantire il rilancio di un comparto così fondamentale e rappresentativo per il nostro Paese?
Occorre un cambio di tendenza: la cultura deve essere considerata, insieme all’educazione e alla sanità, pilastri fondamentali della ripresa del nostro paese. Mi sono sempre chiesto: che senso ha avere tanti conservatori aperti e sempre più orchestre chiuse? E che dire dei teatri che non possono più assumere e Festival che fanno fatica a rimanere in piedi? La musica, l’arte, la cultura sono e possono diventare sempre di più un grande volano anche per l’economia, se sfruttate e capitalizzate al massimo, perché diventano un polo di attrazione per turismo, scambi culturali, meetings, mostre e simposi.
Lavoro che porta indotto in tutti i settori: dalla ristorazione, all’industria alberghiera, ai trasporti e a tutto ciò che scorre attorno a eventi e a manifestazioni importanti. I nostri media parlano purtroppo sempre quasi solo di Sport… di eventi sportivi, ma gli eventi artistici e musicali sono altrettanto seguiti e possono esserlo sempre di più nel nostro paese, dove l’Opera è nata e dove abbiamo da valorizzare ancora al massimo i teatri più importanti che hanno tenuto a battesimo tutti i capolavori dei grandi compositori italiani della storia, sempre più eseguiti in tutto il mondo.
Inoltre, come presidente di una Fondazione che parla di prevenzione, vorrei focalizzare l’attenzione anche su un tema che raccoglie in un motto tute le motivazioni della nostra fondazione, dedicata a uno di più grandi soprani della storia, Daniela Dessì: la Musica, l’Arte e la Cultura in generale sono sicuramente la miglior medicina per prevenire il malessere negli individui che è molto spesso la causa scatenante di molte patologie anche gravi.
Quindi, uno stato che investire nella cultura vuol dire sostanzialmente e fattivamente uno stato che aiuta le persone a imparare a vivere meglio e quindi a stare meglio. L’Italia è sempre stata esempio nella storia di queste grandi rinascite e lo ha dimostrato sempre proprio nei momenti più difficili.
Tutto questo che ho appena sintetizzato, serve in questa sede anche a far capire ancora meglio quanto sia stata grave la dimenticanza nei decreti ministeriali, in questo periodo di grande difficoltà, del settore degli Artisti e di chi vive e opera nel mondo dello spettacolo: tra l’altro, siamo in questo momento tutti chiusi nelle nostre case e, pensate un attimo, come passeremmo il nostro tempo e come arricchiremmo le nostre giornate così rinchiusi, senza le emozioni di un libro, dell’ascolto di un concerto, di un cantante…o guardando la registrazione di un’opera o soltanto proprio ascoltando solo musica o, mettendo a posto le nostre collezioni di dischi e di vecchie registrazioni. Impossibile non poter contare su tutto questo e quindi gravissimo da parte delle autorità non rispettare proprio chi lavora per produrre emozione, gioia e nutrimento per lo spirito di chi ascolta. Facciamo quindi sentire la nostra voce… in tutti i sensi!