Per il primo ciclo di interviste di BlastingTalks Italia, continuiamo a esplorare in che modo i principali business leader italiani hanno affrontato la crisi causata dal coronavirus, tornando a occuparci del mercato immobiliare. Abbiamo intervistato Isabella Tulipano, responsabile comunicazione e marketing di Solo Affitti.

Partiamo dalle prime reazioni della rete di Solo Affitti all’emergenza sanitaria e al lockdown. Quali sono stati i passi iniziali che avete compiuto dal punto di vista operativo per fare fronte alla crisi?

Innanzitutto rendersi conto della portata di questa crisi è stato un percorso, un crescendo di emozioni e reazioni che credo nessuno potesse neanche minimamente immaginare.

Per nostra impostazione, per carattere, per ruolo (il Franchising è sempre un faro, un punto di riferimento) solitamente cerchiamo di non farci abbattere, di mantenere la lucidità e provare da subito a capire come possiamo trasformare il problema in opportunità. In questo caso la prima richiesta di distanziamento sociale è stata per noi l’occasione per rispolverare e potenziare alcuni strumenti già presenti in agenzia.

Può farci degli esempi concreti?

Il virtual tour con cui si possono far fare vere e proprie visite virtuali, con un’accurata e precisa attenzione sui dettagli che rendono la visita una vera esperienza. Ed i canali social, da Facebook a Whatsapp che di fatto costituivano già prima della crisi il canale informativo preferito dai clienti delle nostre agenzie che riescono così a fornire sempre tempestivamente notizie e aggiornamenti.

E poi ci siamo tutti sperimentati nell’utilizzo di nuovi canali, le piattaforme di streaming live con cui tutti gli studenti e i genitori hanno dovuto fare i conti: meet, zoom, hangout. Ci si è ingegnati per mantenere i contatti, consapevoli che in un periodo così surreale e strano come quello che abbiamo vissuto la vicinanza, almeno emotiva, fosse l’elemento più importante per noi nei confronti dei nostri punti Solo Affitti e per i nostri professionisti nei confronti dei loro clienti.

Siamo quindi arrivati alla fase di progressiva riapertura delle attività economiche: come cambierà il modo di lavorare dei vostri agenti nei prossimi mesi e quali strategie commerciali avete intenzione di adottare per la seconda parte del 2020?

I cambiamenti, per quanto difficili e spesso ostacolati, rappresentano sempre un’opportunità di crescita e di sfida.

È così che abbiamo scelto, d’altronde, di posizionarci sul mercato come alternativa ai classici agenti immobiliari, come Rental Property Manager per i quali la mediazione è solo una parte del proprio lavoro, mentre i servizi di consulenza specifici e dettagliati rappresentano il nostro core business. Un periodo così particolare crediamo possa a maggior ragione premiare quanti hanno da offrire molto di più di un servizio standard.

E a livello operativo come si spiega tutto questo?

I punti Solo Affitti cercheranno di offrire quanto più possibile soluzioni tecnologiche che escludano il contatto fisico: dal virtual tour, alla firma digitale dei documenti che permette ai clienti di prendere visione con calma dei documenti e di firmarli senza alcun rischio.

E soprattutto possiamo offrire a tutti i clienti la certezza di affittare con sicurezza, grazie alle esclusive tutele di affittosicuro, che garantiscono il regolare pagamento del canone in caso di morosità dell’inquilino (cosa che oggi è più che mai non prevedibile) e assistono, tramite un legale esperto e specializzato, i proprietari gratuitamente e per tutta la durata del processo di sfratto per morosità.

Quali sono stati gli effetti del Covid-19 sugli affitti e quali sono le vostre aspettative per i prossimi mesi?

Il mercato degli affitti stava, già prima del Covid-19, conoscendo un periodo di grande espansione, registrando per 10 anni di seguito un segno più nel numero di contratti stipulati.

Un aumento che possiamo quantificare, in otto anni, in 320 mila nuovi contratti di locazione in più registrati ogni anno in Italia. Complessivamente sono oltre 1,7 milioni i contatti di lunga durata, quindi superiori ai 12 mesi, che vengono siglati annualmente. Se pensiamo che il mercato delle compravendite ha registrato lo scorso anno 603 mila transazioni, è evidente che parliamo del comparto del settore immobiliare più in salute e nel quale c’è ancora molto da crescere. Soprattutto questa costante crescita ci racconta di una cultura italiana rispetto alla casa che si sta modificando: se prima l’acquisto della casa era uno status sociale a cui ambivano i giovani, ora i millennial scelgono volontariamente l’affitto come soluzione abitativa che meglio si adatta al nuovo modo di vivere, molto più mobile, temporaneo e libero da vincoli di un mutuo o di un bene che limiterebbe lo spostamento.

Compiendo invece un'analisi demografica più ampia, quali fenomeni emergono?

Dalle nostre analisi si evidenzia come l’affitto risponda al meglio alle nuove famiglie italiane che sperimentano la convivenza, che sempre più spesso si dividono per poi “ricomporsi” in nuovi nuclei familiari. Per questo al di là della crescita nell’immediato, che ci aspettiamo avvenga come diretta conseguenza dell’ulteriore frenata del comparto della compravendita (le difficoltà economiche difficilmente permetteranno anche a chi vorrebbe di fare un acquisto), crediamo che l’aumento del numero di contratti sia un fenomeno che continuerà a crescere perché legato a una più duratura trasformazione culturale e sociale.

A livello normativo un importante aiuto al settore potrebbe arrivare dal “bonus affitti” rivolto alle imprese, ma anche ai forfettari e agli enti non profit.

Ritiene che il provvedimento possa risultare sufficiente a sostenere il rilancio degli affitti commerciali?

Ogni iniziativa che offre sostegno è sempre un segnale positivo di attenzione e interesse nei confronti di un settore, quello dei commercianti in generale, che è ovviamente in grave difficoltà. Immaginiamo che oggi la maggior parte degli affittuari però si aspettasse un supporto più “concreto” e con un risvolto diretto sulla capacità di far fronte al regolare pagamento del canone. Così come molti proprietari avrebbero voluto un’agevolazione o uno sconto fiscale, come quello per esempio dell’applicazione della cedolare secca su tutti i redditi da locazione commerciale. Per questo, anche per il settore abitativo, sosteniamo due grandi iniziative: l’estensione della cedolare secca agevolata al 10% per i contratti a canone concordato in tutti i comuni italiani e non solo quelli inclusi nell’elenco dei comuni ad alta tensione abitativa.

Questo provvedimento aiuterebbe sia i proprietari, garantendo loro un cospicuo taglio alle tasse e di conseguenza un reddito più alto, sia gli inquilini che potrebbero prendere in affitto gli immobili con canoni più bassi rispetto a quelli di mercato. Il secondo provvedimento che pensiamo possa essere strategico presentare riguarda gli sfratti: oggi le modalità di questo procedimento e soprattutto i tempi infiniti per la loro esecuzione rappresentano il principale ostacolo alla messa in affitto di immobili, lasciati vuoti dai proprietari pur di non correre il rischio di uno sfratto. Ci vorrebbe una riforma che rendesse le procedure molto più veloci e rispettose del concetto di proprietà privata da una parte e che magari potessero garantire aiuti, ma statali, a chi si trova in un’oggettiva difficoltà economica.

In che modo la crisi che stiamo vivendo porterà a un cambio di paradigma all’interno del settore nei prossimi anni? Quali trend sono destinati a cristallizzarsi una volta passata definitivamente la crisi sanitaria?

Fare previsioni è sempre molto difficile. Per ora abbiamo la fortuna di poter dire che dietro una crisi abbiamo trovato sempre nuova forza e nuova linfa per andare avanti e migliorarci. Forti di questa esperienza, crediamo che all’inizio, soprattutto, ci ritroveremo con una ricca offerta di immobili da mettere in affitto, derivanti dallo stallo della compravendita e dal “ritorno” sul mercato degli affitti tradizionali di quelle case destinate al mercato degli affitti brevi. Anche la richiesta, come abbiamo detto, sarà in aumento rispetto a quanti per oggettive difficoltà economiche dovute a perdita o restrizioni del lavoro non potranno accedere al mutuo e a quanti preferiranno l’affitto non volendo prendere impegni a lungo termine in un periodo che se ci ha insegnato qualcosa è proprio l'impossibilità di fare previsioni perché anche l’inimmaginabile può prendere forma.