Si torna ad ipotizzare l'uscita con quota 41 per tutti nella riforma delle Pensioni che stabilirà le regole in vigore con decorrenza a partire dal 1° gennaio 2022, giorno in cui dovranno essere rimpiazzate, quasi certamente secondo le ultime novità di questi giorni, le pensioni anticipate a quota 100. In campo previdenziale il governo di Giuseppe Conte cerca di resistere alle pressioni dell'Europa, in particolare dell'Olanda, che chiede maggiori garanzie a Roma sul fronte delle riforme e, in particolare, proprio sulle pensioni e sulla quota 100.

Nei giorni scorsi da più parti politiche è arrivata la conferma che la misura che permette l'uscita a 62 anni in presenza di 38 anni di contributi, terminerà la sperimentazione triennale il 31 dicembre 2021, come replicato anche dal viceministro all'Economia Antonio Misiani.

Pensioni anticipate dal 1° gennaio 2022: senza flessibilità e quota 100 rimane la riforma Fornero

Ma si è anche provveduto a rassicurare i futuri pensionati che i tavoli di confronto tra governo e sindacati, interrotti per l'emergenza sanitaria, torneranno a essere tenuti in vista della riforma delle pensioni e del dopo quota 100. Proprio il futuro dei lavoratori che, con oltre un anno in più di contributi da versare da qui alla fine del 2021, si vedranno chiudere da un giorno all'altro (dal 31 dicembre 2021 al 1° gennaio 2022) la possibilità di andare in pensione a partire dai 62 anni, preoccupa maggiormente il governo e le parti sociali.

Ma, senza un'alternativa ben studiata e strutturata che porti alla flessibilità in uscita dei lavoratori prossimi alla pensione, non rimarrebbe che tornare alle sole regole della riforma Fornero, con la pensione di vecchiaia a 67 anni (età da aggiornare all'aspettativa di vita) e le pensioni anticipate con circa 43 anni di contributi.

Che l'Italia aderisca o meno al Mes, tuttavia, il percorso della riforma delle pensioni appare quanto mai difficoltoso, con la previsione di anni di austerity conseguenti all'aumento del debito pubblico del dopo-Covid.

Riforma pensioni e dopo quota 100: torna l'idea della quota 41 per tutti ma con tagli e penalizzazioni

In vista del confronto tra governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano ha auspicato che si arrivi a soluzioni di flessibilità in uscita nel campo delle pensioni.

"È importante l'annuncio della riapertura di un tavolo sul tema della previdenza: mi auguro che l'esito del confronto con le parti sociali ci conduca verso l'adozione di una flessibilità strutturale nel sistema pensionistico - ha scritto sulla propria pagina Damiano - Quota 100 deve restare, come ha sottolineato Misiani, fino alla sua scadenza naturale del 2021 e non sarà rinnovata. Condivido".

Tuttavia, per il dopo quota 100, la soluzione potrebbe essere simile a quella tracciata dalla Lega di Matteo Salvini nel momento in cui venne adottata la misura nel 2019: arrivare ai 41 anni di contributi (quota 41) ma, strada facendo ad oggi, non senza ipotizzare tagli e penalizzazioni sulla cui entità era già iniziato un confronto tra gli addetti del settore prima dell'emergenza da coronavirus.

Ma, come invocato da più parti e dallo stesso Damiano in tempi non sospetti, con una differenziazione di uscita che possa andare a tutelare i lavoratori di determinate categorie, come gli usuranti, per i quali potrebbe rimanere la quota 100 anche dopo il 31 dicembre 2021.