Oltre alla quota 100 e alle altre formule di pensione anticipata, tra le misura di uscita del 2021 ci sarà, quasi sicuramente, l'opzione donna. Nel corso dell'ultimo incontro con i sindacati sulla riforma delle Pensioni, il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo ha confermato la proroga per il prossimo anno della misura che consente alle lavoratrici di andare in pensione a 58 anni (se dipendenti) e a 59 (se autonome) unitamente a 35 anni di contribuzione. Tuttavia, per questa formula di pensione anticipata è previsto che la lavoratrice accetti il ricalcolo della propria pensione con il metodo contributivo, meno vantaggioso rispetto al contributivo.

Mediamente si perde tra il 25 e il 30% dell'assegno mensile di pensione. Peraltro, la proroga dell'opzione donna nella legge di Bilancio 2021 dovrebbe essere facilitata dai risparmi registratisi tra le risorse già stanziate nelle precedenti manovre finanziare e non effettivamente spese.

Pensioni con proroga opzione donna: quanto si esce prima rispetto alla vecchiaia

Il vantaggio delle pensioni con opzione donna è quello di permettere l'uscita anni prima rispetto all'età dei 67 anni fissata per la pensione di vecchiaia o di altre misure di pensione anticipata. Ma quanto può essere conveniente andare in pensione con l'opzione donna e quanto si perde effettivamente nell'assegno mensile? A queste domande ha risposto l'Istituto Progetica che ha formulato uno studio su quanto si possa anticipare l'uscita con la misura riservata alle lavoratrici in base all'anno di nascita e all'inizio della contribuzione.

Da una prima analisi, è risultato che la misura è inaccessibile o sconsigliata alle donne che siano nate dal 1953 al 1959 e che abbiano iniziato a lavorare in giovane età, a partire dai 18 anni: alcune eccezioni si manifestano con l'aumentare dell'età del primo lavoro, ma non prima dei 24 anni. Contrariamente, la misura ha scarso beneficio per le donne nate nel 1962 e che abbiano iniziato a lavorare a partire dai 24 anni di età.

In entrambe le due conclusioni, lo studio consiglia alle lavoratrici di utilizzare altre misure di pensione anticipata, come la quota 100, o di ricorrere alla pensione di vecchiaia essendo prossime all'età minima richiesta.

Pensioni anticipate: con opzione donna uscita prima ma riduzione assegno fino al 31%

Nei casi intermedi alle due categorie limite, invece, la pensione anticipata con opzione donna può avere vantaggi notevoli sull'anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia, anche se maggiore è il beneficio e più alto sarà il prezzo da pagare in termini di riduzione mensile dell'assegno.

L'incrocio di maggiore beneficio è quello relativo alle donne nate nel 1961 che abbiano iniziato a lavorare a 24 anni di età: l'anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia è di sei anni e nove mesi (81 mesi) a fronte, però, di una riduzione dell'assegno del 31%. Nel caso in cui l'età di inizio del primo lavoro dovesse risultare più alta, il beneficio è nullo, mentre la contribuzione dai 22 anni assicurerebbe un risparmio di lavoro di 58 mesi (come per le donne classe 1962) con riduzione dell'assegno del 26%. Chi ha iniziato a lavorare a 20 anni risparmia 32 mesi di lavoro (requisito valido anche per le nate un anno dopo con riduzione del 23%) mentre dalla maggiore età il beneficio si riduce ad appena otto mesi a fronte di un -18% dell'assegno.

Quanto conviene andare in pensione con opzione donna

Lo studio prende in esame anche tutte le classi di età interessate alle pensioni anticipate con opzione donna. Le donne nate nel 1960 hanno benefici dalla misura se hanno iniziato a lavorare prima dei 26 anni: più precisamente, risparmiano un mese di lavoro se hanno iniziato a 18 anni (ma perdono il 16% dell'assegno mensile), 25 mesi se hanno iniziato a contribuire a 20 anni (perdita del 22%), 49 mesi per chi ha iniziato a 22 anni (-26%) e 73 mesi di anticipo se hanno iniziato a lavorare a 24 anni (-29%). Analogamente, le donne classe 1959 hanno vantaggi solo se la prima contribuzione sia avvenuta tra i 20 (anticipo di 13 mesi e perdita del 18%) e i 26 anni di età (anticipo di 75 mesi, meno 29% di assegno).

Buono l'anticipo anche per le donne che hanno iniziato a 24 anni, con 61 mesi di risparmio di lavoro e -27% di pensione, e per quelle che hanno iniziato a 22, con 37 mesi di anticipo e 23% di pensione in meno. Più contenuti i vantaggi per la classe 1958: si va dai 67 mesi (e meno il 28% di pensione) per chi ha iniziato a lavorare a 26 anni, ai 49 mesi (perdita del 25%) per le donne a lavoro dai 24 anni, ai due anni e un mese per le lavoratrici dai 22 anni. Al di sotto e al di sopra di questi limiti, l'opzione donna non risulta una scelta conveniente o praticabile.

Opzione donna: formula alternativa di pensione per le donne di fine anni '50 e '60

Possono sperare di agganciare la pensione anticipata con opzione donna anche se hanno iniziato a lavorare più tardi le lavoratrici nate nel 1957: se il primo lavoro è iniziato a 28 anni, si risparmiano 50 mesi di lavoro (perdita pensione del 24%), con inizio a 26 anni si anticipa di 54 mesi (perdita del 25%), mentre per le lavoratrici dai 24 anni l'anticipo è di 37 mesi a fronte di una perdita di pensione dell'11%.

Infine, le donne del 1956 possono anticipare di 42 mesi se hanno iniziato a lavorare dai 26 ai 28 anni con una riduzione della pensione del 22% e di 25 mesi se hanno iniziato a lavorare a 24 anni (perdita 8%).