Mentre si attende ancora la data degli scritti dell'esame di avvocato, che a breve sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, arriva una buona notizia per tutti gli aspiranti avvocati. A loro favore, i parlamentari Gianfranco Miceli (Pd) e Carmelo Di Sarno (M5S) hanno ideato una nuova proposta di riforma della legge 247/2012. Si tratta infatti di una riforma sostanziale sull’esame di accesso alla professione forense. Tale proposta che verrà discussa la prossima settimana dalla Commissione giustizia della Camera contiene al suo interno tantissime novità.

Innanzitutto viene prevista l'abolizione delle tre prove scritte attuali (parere di civile, di penale e atto giudiziario) che saranno sostituiti da una sola prova scritta.

Come sarà il nuovo esame di avvocato?

Più nello specifico, quest'unica prova scritta verterà su una materia scelta dal candidato, che potrà utilizzare i codici commentati. Prende il via anche l'idea di servirsi per la prima volta di apparecchiature telematiche e di programmi di videoscrittura. Ma vi è di più perché a cambiare potrebbe essere anche la prova orale, che verterà anche su materie quali la deontologia forense e una delle due procedure. L'aspirante avvocato dovrà poi scegliere altre tre materie fra queste, di seguito elencate: costituzionale, tributario, amministrativo, ecclesiastico, penale, diritto dell’Unione europea, lavoro, commerciale.

Infine, potrebbero essere introdotte due sessioni d’esame l’anno e l'obbligo per i commissari d'esame di motivare anche mediante l'assegnazione di un voto a margine, ciascun elaborato del candidato. Le prove da svolgere quindi potrebbero non esser più i consueti tre scritti. C'è poi la possibilità per il praticante che è ancora in attesa di conoscere l'esito del proprio scritto, di presentare domanda di iscrizione con riserva alla sessione successiva.

I praticanti hanno diritto ad un compenso

L'altra buona notizia è che tutti i praticanti avvocati avranno finalmente la possibilità di veder retribuito economicamente il frutto del proprio lavoro. Potrebbe introdursi il "diritto ad un compenso economico" che sarà differenziato in base alla quantità e alla qualità delle prestazioni svolte nell'ambito della pratica legale.

Non più quindi un esiguo rimborso spese, ma un proprio diritto a riceve uno stipendio che maturerà decorso il primo mese di tirocinio. Tutto ciò anche in considerazione della crisi in cui versa la professione forense e le difficoltà di accesso alla stessa, l’incompletezza della formazione universitaria. La mancanza di una prospettiva di remunerazione è infatti la prima ragione determinante la scelta del percorso da intraprendere. Ancora i corsi di formazione da obbligatori potrebbero diventare facoltativi.