Le pensioni secondo il governo Draghi. È il titolo di un capitolo che, con buona probabilità, animerà il dibattito politico e economico. Un tema molto complesso che s incastra in una fase storica difficile dove emergenze significative hanno, di fatto, rinviato il discorso riforma Pensioni che, invece, tornerà attuale per il nuovo esecutivo.
Il 31 dicembre 2021 andrà in esaurimento Quota 100. La misura opzionale che consente di anticipare il pensionamento con 62 anni e 38 di contributi, rispetto ai paletti disposti dalla legge Fornero.
Senza un intervento del governo c'è il rischio che si generi il temuto "effetto scalone".
Volendo semplificare il più possibile il discorso: una sessantaduenne, nel 2022, sarebbe costretto a lavorare fino a cinque anni in più rispetto al coetaneo che, nel 2021, avrà la possibilità di sfruttare Quota 100.
Pensioni: novità rese probabili dallo stop a Quota 100
Il precedente governo aveva già disposto che Quota 100 sarebbe dovuta andare ad esaurimento. Probabilmente in previsione di un intervento sul sistema pensionistico che, invece, adesso sarà affidato al nuovo governo presieduto da Mario Draghi.
L'orientamento, ad oggi, non appare diverso rispetto a quello dei predecessori. Lo stop a Quota 100 sembra essere ormai un orientamento chiaro. Lo si evince anche dal fatto che da parte della Lega iniziano ad emergere idee più elastiche, rispetto a quando il Carroccio era pronto a difendere con convinzione quella che era stata una misura introdotta dal Conte 1, quando governava con il Movimento 5 Stelle.
Significativa risulta, in tal senso, la posizione espressa dal capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari.
"Non pretendiamo - ha detto in aula - la proroga della Quota 100 anche se ci piacerebbe, ma è evidente che non possiamo pensare in un momento come questo di ritornare alla legge Fornero".
"Serve - ha aggiunto - un sistema che garantisca la fuoriuscita dal lavoro anticipata e permetta ai giovani di entrare nel mondo del lavoro".
Riforma pensioni, il governo Draghi se ne occuperà
Quello della Lega, che oggi è un partito che fa parte della maggioranza, è un passo indietro che non sarà probabilmente seguito da un altro riguardante l'impossibilità ad andare in pensione prima dei limiti disposti dalla legge Fornero.
E Mario Draghi, seppur con la sua autorevolezza, dovrà anche svolgere in un certo senso il ruolo di sintesi del pensiero della sua maggioranza.
Senza dimenticare la necessità di far quadrare i conti su una voce importante come la spesa pensionistica e la necessità di mettere in atto strategie che siano compatibili con quell'europeismo di cui il nuovo premier aspira ad essere interprete. Senza dimenticare, ovviamente, le istanze delle parti sociali. Tutti fattori che raccontano quanto complicata potrà, eventualmente, essere una strada che possa accontentare tutti.
Pensioni, si attendono voci ufficiali
L'unico dato certo al momento è che, in qualche modo, ci saranno novità prima della scadenza rappresentata da fine anno. Le prime ipotesi che iniziano a farsi strada è che, alla fine, una possibile convergenza possa essere trovata sull'individuazione di una qualche forma di flessibilità, che potrebbe anche portare ad una riforma strutturale del sistema pensionistico.
Si attende, comunque, di avere una voce ufficiale proveniente dal governo per capire quelli che saranno gli orientamenti, oggi individuati solo attraverso la previsione di possibili strategie mese in campo dal nuovo esecutivo presieduto dall'ex presidente della Bce.