La riforma delle Pensioni e le misure alternative alla quota 100, in scadenza il 31 dicembre 2021, sono state le grandi assenti del programma di Mario Draghi nella richiesta di fiducia alle camere per il suo nuovo governo. Ma i lavori ministeriali per evitare lo scalone che si creerà a partire dal 1° gennaio 2022 continueranno per tutto il corrente anno, alla ricerca di misure di flessibilità in uscita che possano evitare ai lavoratori di dover attendere i requisiti rigidi fissati dalla riforma Fornero.

Si fa strada, per il dopo quota 100, un mix tra flessibilità e revisione dei meccanismi contributivi, con un'estensione del sistema dei coefficienti anche ai versamenti fatti prima del 1996, anno di entrata in vigore della riforma delle pensioni di Lamberto Dini.

Senza sottovalutare le possibilità e le potenzialità che la stessa legge di Bilancio 2021 offre alle imprese per mettere in pensione i propri dipendenti in esubero, beneficiando dei meccanismi dei contratti di espansione e dei prepensionamenti dell'isopensione.

Riforma previdenziali e governo Draghi: nuove formule di pensione anticipata allo studio

Il percorso del nuovo intervento del governo Draghi sulle pensioni sarà tracciato nelle prossime settimane partendo da due punti fermi: il primo è il secco alt a qualsiasi progetto di proroga, oltre il 31 dicembre 2021, della quota 100, anche in contrasto con la difesa di Matteo Salvini che ha sempre creduto nella misura di uscita anticipata a 62 anni come baluardo contro la riforma di Elsa Fornero.

Il secondo arriva dalla composizione dei contributi dei lavoratori sui quali incanalare le nuove misure di pensione anticipata di stampo flessibile. Una delle ipotesi che si sta facendo strada, in questa direzione, è quella che prevederebbe il ricalcolo dei contributi versati dai lavoratori negli anni precedenti il 1996, anno di entrata in vigore della riforma pensionistica di Lamberto Dini e limite a partire dal quale i nuovi contribuenti confluiscono nel meccanismo previdenziale contributivo puro.

Riforma pensioni: per il dopo quota 100 mix di flessibilità e contributivo esteso, uscite a 63-64 anni

L'idea di una pensione anticipata resa più flessibile dalla correzione dei contributi andrebbe nella direzione attuariale dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo a 67 anni, età prevista per la pensione di vecchiaia, mediante rapporto con il coefficiente di trasformazione corrispondente all'età effettiva di uscita dal lavoro, ad esempio 63 o 64 anni.

Con i coefficienti applicati nel 2021 e validi fino al 31 dicembre 2022, il valore effettivo di indicizzazione delle pensioni al quale richiama questa ipotesi arriverebbe dal rapporto di 5,575 (coefficiente di rivalutazione del montante contributivo per chi va in pensione di vecchiaia a 67 anni) e 4,910 o 5,060 che sono i coefficienti relativi alle uscite a 63 o a 64 anni. La correzione permettere di rendere aggiornati i coefficienti permettendo, nel contempo, anche un ripensamento dell'attuale schema di indicizzazione delle pensioni.

Pensioni anticipate: contratti di espansione 2021 strumento di uscita anticipata e in aiuto alle imprese

Tra la riforma delle pensioni che arriverà nel corso del 2021 e l'attuale situazione di emergenza che verrà accentuata dallo sblocco dei licenziamenti (seppure il governo Draghi rimanderà le uscite oltre il 31 marzo prossimo, è comunque da mettere in conto che il rientro al regime ordinario dei licenziamenti è dietro l'angolo), si colloca uno degli strumenti, restaurato dalla recente legge di Bilancio, che permetterà alle imprese di mandare in pensione anticipata i propri lavoratori in esubero con uscita fino a 60 mesi prima rispetto ai requisiti previsti per le pensioni di vecchiaia o le pensioni anticipate dei soli contributi.

Il contratto di espansione, che la legge di Bilancio ha allargato alle imprese con almeno 250 dipendenti, potrebbe rappresentare, nel corso dell'anno, la via d'uscita di parecchie imprese con personale in esubero mediante l'attivazione di contrattazione sindacale e di riorganizzazione aziendale dei lavoratori in entrata: un mix di strumenti che potrebbe togliere il ministero dello Sviluppo economico, al quale il governo Draghi dovrebbe demandare la maggior parte delle vertenze sindacali, dagli imbarazzi di licenziamenti di massa. I dipendenti coinvolti, con gli scivoli a oneri ridotti per le imprese, verrebbero accompagnati alla pensione con risparmi di attesa fino a cinque anni.

Pensioni: nel 2021 si può usufruire degli strumenti di uscita anticipata a 62 anni o 37 e 10 mesi di contributi

Conti alla mano, lo strumento di pensione anticipata per le imprese in ristrutturazione "dei processi aziendali finalizzati al progresso e allo sviluppo tecnologico delle attività", permetterebbe ai lavoratori di poter anticipare l'uscita dal lavoro rispetto alla pensione di vecchiaia dei 67 anni già a partire dai 62 anni di età o ai lavoratori che puntino alla pensione anticipata dei 42 anni e dieci mesi di arrivare alla pensione già dai 37 anni e dieci mesi. Con un impatto per le imprese sui costi del personale in uscita grazie ai due anni di riconoscimento della Naspi, indennità di disoccupazione che permetterebbe di ridurre gli oneri contributivi anche per i lavoratori in entrata rientranti nel piano di riorganizzazione aziendale.