È necessario riaprire al più presto il confronto tra le parti sociali sulla riforma delle Pensioni nella direzione della flessibilità in uscita per il dopo quota 100 rendendo strutturale i contratti di espansione, ovvero le pensioni con cinque anni di anticipo rispetto alla vecchiaia a 67 anni o alle pensioni di anzianità contributiva con 37 anni e 10 mesi di versamenti minimi. L'invito arriva dall'ex ministro del Lavoro Nunzia Catalfo direttamente al governo affinché "intervenga, in tempi rapidi, ripartendo dal tavolo tecnico sulle pensioni che avevo istituito nei mesi scorsi da ministro del Lavoro".
Ragione per la quale, come ammette Catalfo, "la riforma non è più rinviabile". L'invito dell'ex ministro arriva proprio nel momento in cui si discute delle pensioni del prossimo anno e sui primi risultati che sta avendo il contratto di espansione nel favorire l'uscita dei lavoratori in esubero e integrare l'indennità previdenziale al complesso piano delle assunzioni dei giovani e al blocco dei licenziamenti attuato con l'emergenza coronavirus.
Riforma pensioni, per il dopo quota 100 Catalfo propone il contratto di espansione strutturale dal 2022
Proprio il tavolo di confronto con le parti sociali istituito nei mesi scorsi dall'ex ministro del Lavoro per arrivare a soluzioni condivise di riforma delle pensioni che possano dare una risposta alla "bolla" che si creerà a partire dal 1° gennaio 2022 - quando gli ultrasessantenni non potranno più utilizzare lo strumento della quota 100 e dovranno attendere la maturazione dei requisiti Fornero per la vecchiaia o per la pensione anticipata - pone interrogati fin da subito per arrivare alla discussione della prossima legge di Bilancio con proposte concrete di modifiche previdenziali.
Tuttavia diverse categorie di lavoratori, come gli usuranti, i gravosi (attualmente nel numero di 15 tipologie di attività lavorative, incluse le maestre di scuola, gli infermieri e il personale sanitario), erano state prese a oggetto di studio già dalle due commissioni istituite da Catalfo prima dell'emergenza coronavirus per allargare il numero dei beneficiari di vie agevolate di uscita dal lavoro.
Nel suo intervento, l'ex ministro del Lavoro auspica che "si renda strutturale il contratto di espansione e si incentivino strumenti come l'isopensione" per garantire ai lavoratori l'uscita anzitempo rispettivamente fino a cinque o a sette anni rispetto alla pensione di vecchiaia o a quella anticipata dei soli contributi.
Pensioni anticipate con uscita 5 anni prima, requisiti e scadenza domanda Inps nel 2021
Introdotto dal governo Conte I nel 2019 e rivisto dalla legge di Bilancio 2021, il contratto di espansione permette ai lavoratori più prossimi alla pensione, cioè che si trovino a non più di 60 mesi dalla pensione di vecchiaia (uscita dai 62 anni con almeno 20 anni di contributi) o dai contributi necessari per la pensione anticipata (37 anni e 10 mesi anziché 42 anni e 10 mesi, per le donne sono sufficienti 36 anni e 10 mesi) di poter beneficiare dello scivolo pensionistico manifestando il proprio consenso scritto. Inizialmente il beneficio era riservato alle imprese con almeno 1.000 dipendenti: la legge di Bilancio 2021 ha abbassato il limite a 500 imprese, dando la possibilità anche alle aziende più piccole, con almeno 250 dipendenti, di poter beneficiare dei vantaggi di mandare in pensione i propri dipendenti pur senza gli ulteriori vantaggi legati a nuove assunzioni (riservati alle imprese con almeno 500 unità).
Proposte di riforma delle pensioni: nel 2022 uscita 60 mesi prima rispetto alla vecchiaia o anticipata
L'intervento per la riforma delle pensioni dell'ex ministro Nunzia Catalfo si conclude con l'invito del governo a "favorire investimenti per percorsi di potenziamento delle competenze, accompagnare le transizioni occupazionali e generazionali, attraverso, ad esempio, la staffetta generazionale", come espresso anche nel parere al Documento di economia e finanza 2021, approvato al Senato nella giornata del 21 aprile. L'obiettivo di favorire l'occupazione e le assunzioni delle generazioni più giovani è uno di quelli perseguiti proprio dal contratto di espansione con la messa in pensione del personale in esubero.
La recente nota Inps numero 48 del 2021 ha fissato la scadenza al prossimo 30 novembre della presentazione delle domande delle aziende - in accordo con i sindacati e previo consenso del ministero del Lavoro - per la pensione agevolata di 60 mesi dei propri dipendenti per l'anno in corso. A partire dal 2022, invece, è possibile che il governo Draghi, nella discussione della legge di Bilancio, possa ulteriormente abbassare l'asticella del numero dei dipendenti aziendali per poter usufruire dei vantaggi - di due o tre anni dell'indennità Naspi a copertura dell'assegno pensionistico o della contribuzione a favore dei lavoratori - portandola a 100 o a 150 unità. L'esborso per le casse dello Stato è stato stimato in 600-800 milioni di euro, una cifra in linea con le esigenze di spesa previdenziale che, dal prossimo anno, non dovranno più misurarsi con le nuove uscite derivanti dalla sperimentazione della quota 100.