La scadenza della domanda per le Pensioni anticipate con 37 anni e 10 mesi di contributi o di vecchiaia a 62 anni, e dunque con cinque anni di anticipo rispetto ai requisiti richiesti dalla riforma Fornero, potrebbe essere un limite di applicazione nel numero dei lavoratori in uscita. Ma solo per il 2021, perché nella riforma delle pensioni che Mario Draghi varerà con la legge di Bilancio 2022 - e in assenza di vere grosse novità sul fronte degli strumenti con le sole possibili conferme dell'anticipo pensionistico social e dell'opzione donna - il governo potrebbe puntare ulteriormente sullo strumento dell'esodo che assicurerebbe ai lavoratori la possibilità di uscire con 60 mesi di anticipo e alle imprese di risparmiare sulla riorganizzazione aziendale con eventuale ulteriore ricambio generazionale e un nuovo e imponente piano assunzioni concordato con i sindacati.

Uscita anticipata di 60 mesi: chi può sperare di andare in pensione nel 2021

Già attivo dal 2019, il contratto di espansione permette l'esodo ai lavoratori che possono andare in pensione cinque anni prima rispetto ai 67 richiesti per la vecchiaia o ai contributi necessari per la pensione anticipata. Poco usato negli anni scorsi per il requisito dei 1.000 dipendenti aziendali per poter intraprendere lo scivolo pensionistico, la legge di Bilancio 2021 ha abbassato il limite a 500 dipendenti affinché l'azienda possa usufruire del doppio vantaggio della riorganizzazione aziendale e dello scivolo pensionistico per far uscire i lavoratori più prossimi alla pensione e a 250 dipendenti per usufruire solo dei vantaggi del piano di prepensionamento del personale.

L'emergenza coronavirus ha fatto aumentare le quotazioni dello strumento soprattutto come alternativa allo sblocco dei licenziamenti previsto per il 30 giugno 2021 per le imprese che hanno strumenti di integrazione salariale, soprattutto appartenenti ai settori dell'industria e dell'edilizia, e per il 30 ottobre per le imprese del settore terziario che rientrano nell'applicazione della cassa integrazione in deroga o che utilizzino il Fis.

Pensioni anticipate a 37,10 di contributi o con uscita a 62 anni: requisiti nota Inps e scadenza domanda 2021

Dopo la nota Inps 48/2021 di fine marzo scorso, lo strumento di pensione con cinque anni di anticipo è diventato pienamente operativo e le imprese hanno tempo fino al prossimo 30 novembre per raggiungere l'accordo all'esodo con i sindacati e presentare domanda di prepensionamento.

Con vantaggi pensionistici per i datori di lavoro che si vedono ridurre il versamento dell'indennità mensile di spettanza dell'importo corrispondente alla Naspi per i primi due anni (tre anni per imprese oltre i 1.000 dipendenti che assumano un lavoratore ogni tre nuovi pensionamenti) se il lavoratore decide il prepensionamento di cinque anni rispetto alla pensione di vecchiaia (uscita dai 62 anni), mentre nel caso di esodo con obiettivo della pensione anticipata i contributi previdenziali a carico del datore di lavoro sono ridotti di un importo equivalente alla somma della contribuzione figurativa. Tra le imprese che già hanno previsto la ristrutturazione aziendale, l'Eni nel 2021 effettuerà 500 nuove assunzioni a fronte di 900 pensionamenti anticipati di personale che aderirà volontariamente.

Eriksson, invece, prevede 63 lavoratori in uscita in cambio di un più generale piano di ristrutturazione e di ricambio delle competenze.

Pensioni, nella riforma Draghi del 2022 prende quota l'estensione di uscita 5 anni prima con opzione donna e Ape

Dopo la scadenza del 30 novembre, le ipotesi di pensione anticipata di 5 anni prima rispetto ai requisiti della vecchiaia o dell'anticipata con i requisiti Fornero portano a un maggiore allargamento della platea dei lavoratori interessati, un piano che il governo Draghi potrebbe adottare su larga scala a partire dal 2022 in base a quanto verrà decretato nella legge di Bilancio di fine anno. La possibilità che il requisito del numero dei dipendenti - utile per intraprendere lo scivolo dei lavoratori accompagnandoli alla pensione - venga abbassato è concreto e sono state già fatte le prime proiezioni.

Se la Manovra economica dovesse abbassare il numero di addetti alle imprese a 100-150, lo stanziamento aggiuntivo sarebbe tutto sommato contenuto con una spesa tra i 600 e gli 800 milioni di euro. La fine di quota 100 al 31 dicembre prossimo potrebbe accelerare dunque il potenziamento dello scivolo pensionistico assicurando ai lavoratori il necessario anticipo di uscita dal lavoro soprattutto nei settori considerati più usuranti e gravosi, per i quali comunque verrà potenziato lo strumento dell'Ape social, e - nello stesso tempo - il ricambio generazionale con le nuove assunzioni.