La fine di quota 100 prevista per il 31 dicembre 2021 e la necessità Pensioni agevolate per le categorie di lavoratori fragili, di disoccupati vicini all'età della pensione e di addetti ad attività gravose potrebbe imprimere al tema della riforma delle pensioni un'identità flessibile. È questa la direzione tracciata proprio nei giorni scorsi dal presidente dell'Inps Pasquale Tridico che ha sottolineato la necessità di far partire le misure di riforma il prima possibile e di fare in modo che i meccanismi a favore dei lavoratori che maggiormente hanno necessità di uscire dal mondo del lavoro durino il più a lungo possibile.
Senza tralasciare le necessità di donne e giovani, già destinatari degli interventi del Recovery Fund e per diversi motivi in difficoltà nel mondo del lavoro. Quota 100 infatti, misura che non potrà avere un seguito dal 2022, secondo gli ultimi dati Inps è andata per oltre due terzi a vantaggio degli uomini (82.324 lavoratrici in uscita al 2 marzo 2021 contro i 203.832 uomini) e la pensione anticipata del meccanismo contributivo, con uscita a 64 anni soprattutto per le future generazioni, ha nel requisito dell'importo della futura pensione pari ad almeno 2,8 volte la pensione minima, il limite maggiore. Tanto è vero che lo stesso Tridico ha proposto di abbassare il coefficiente a 2,5.
Pensione anticipata dal 2022: come potrebbe cambiare con la fine di quota 100
I temi previdenziali che verranno affrontati nella legge di Bilancio 2022, dunque, prenderanno in esame gli strumenti di pensione anticipata rispetto all'età fissata a 67 anni per la vecchiaia. Proprio nei giorni scorsi, Tridico si è fatto portavoce della disponibilità dell'Istituto previdenziale di prendere in considerazione quella che potrebbe rappresentare la formula maggiormente flessibile in tema di pensioni: l'uscita verrebbe garantita dallo sdoppiamento delle quote pensionistiche, con il pagamento del mensile calcolato con il sistema contributivo e uscita a partire dai 62-63 anni, fermo restando che dai 67 anni i lavoratori più in avanti con l'età (e prossimi all'uscita) riceverebbero il ricalcolo della pensione con il più vantaggioso sistema retributivo.
La quota retributiva potrebbe partire anche prima dei 67 anni: ciò avverrebbe per le donne, alle quali verrebbe anticipato il calcolo retributivo di un anno per ogni figlio oppure aumentato il coefficiente di trasformazione, l'indice che permette di avere assegni di pensione più alti. L'anticipo del retributivo verrebbe applicato anche ai lavoratori usuranti e gravosi (tra questi ultimi, si menzionano le maestre per la scuola e gli infermieri e operatori socio-sanitari per la sanità): per ogni 10 anni di lavoro si abbasserebbe di un anno l'applicazione della quota retributiva che scatterebbe ai 67 anni oppure si andrebbe ad aumentare di un anno il coefficiente di trasformazione.
Pensioni con uscita a 62 anni o con 37 anni e 10 mesi di contributi: l'aiuto Inps della Naspi
Misure di riforma delle pensioni sono in previsione anche per la cosiddetta "staffetta generazionale", ovvero per assicurare un ricambio sul mondo del lavoro agevolando i più giovani e favorendo l'uscita di chi abbia superato 60 anni. In questo senso si stanno muovendo i contratti di espansione che permettono ai lavoratori di anticipare la pensione fino a 5 anni, sia che si tratti di pensione di vecchiaia (62 anni anziché 67), sia che l'obiettivo riguardi l'anticipo degli anni di contributi per la pensione anticipata (37 anni e 10 mesi anziché 42 anni e 10 mesi). Proprio nel primo scorcio del 2021 sono varie le imprese che hanno fatto ricorso a questo strumento per procedere alla ristrutturazione aziendale del proprio personale: per le imprese più grandi, l'Inps garantisce tre anni di Naspi, l'indennità di disoccupazione che va a coprire l'importo della pensione dei lavoratori in uscita purché vi sia almeno un assunto ogni tre nuovi pensionati.
Per le imprese più piccole, dai 250 lavoratori in su, gli anni di Naspi sono due: tuttavia, la convenienza allo scivolo pensionistico in molti casi si sta rivelando la soluzione più vantaggiosa anche per il blocco dei licenziamenti del decreto "Sostegni".
Pensioni giovani e riscatto laurea: in futuro potrebbe essere gratuito
Le pensioni future diventano un'incognita per le giovani generazioni, svantaggiate da difficoltà di trovare un lavoro, buchi lavorativi e periodi di disoccupazione. Proprio per loro, dunque, le riforme dovranno essere di più lungo periodo e, probabilmente, potrebbe prendere forma la proposta delle "pensioni di garanzia". Tuttavia, accanto alle misure delle precarietà lavorativa, potrebbero essere previsti incentivi alla formazione e allo studio, senza penalizzare questa scelta con l'entrata rimandata nel mondo del lavoro.
In tal senso, potrebbe essere incentivato il riscatto pieno e gratuito degli anni di laurea, un percorso che già dal decreto numero 4 del 2019 ha permesso ai laureati di riscattare gli anni di corso universitari con il pagamento agevolato di poco più di 5.000 euro per ogni anno oggetto di riscatto.