Niente più quote dopo la fine della sperimentazione della 100 al 31 dicembre 2021, fermo il "no" alla quota 41 per tutti i lavoratori precoci: la riforma delle Pensioni in vista della legge di Bilancio 2022 ripartirà nelle prossime settimane con l'obiettivo di qualche aggiustamento previdenziale per evitare lo scalone pensionistico di chi maturi i 62 anni di età e i 38 anni di contributi ma solo dal 1° gennaio prossimo.
Manca ancora un mese e mezzo, ma il confronto nella maggioranza è aperto a varie soluzioni ed entrerà nel vivo nei prossimi giorni.
Insieme ai ritocchi al Reddito di cittadinanza e al provvedimento sugli ammortizzatori sociali, il tema delle pensioni rischierebbe di provocare più di un grattacapo a Mario Draghi. Proprio sul tavolo del presidente del Consiglio sarebbero due le ipotesi che potrebbero rientrare nei discorsi della maggioranza: una nuova formula di pensione anticipata a 64 anni per i lavoratori del sistema contributivo "misto", e la proposta del presidente Inps Pasquale Tridico di un'uscita flessibile dai 63 anni.
Riforma pensioni 2022: si fa strada l'ipotesi di rafforzamento dell'Ape sociale con uscita a 63 anni
Sullo sfondo, l'ipotesi di puntare al rafforzamento delle pensioni con il sistema dell'Ape sociale appare quella più attuabile.
La novità, rispetto ai requisiti richiesti dalla misura negli ultimi tre anni, sarebbe quella di allargare la platea dei possibili contribuenti in uscita dai 63 anni.
Si tratterebbe, in particolare, di ampliare le categorie rientranti tra le attività "gravose". Attualmente, in base all'ultima riclassificazione dei gravosi, rientrano 15 gruppi di mansioni tra i quali, a titolo di esempio, gli insegnanti della scuola dell'infanzia e gli educatori degli asili nido, ma resta tagliato fuori tutto il restante personale scolastico.
Nella sanità è ammesso all'Ape sociale tra i gravosi il personale delle professioni sanitarie infermieristiche e ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni.
Anche tra le professioni sanitarie, dunque, rimane esclusa un'ampia fetta di lavoratori. L'allargamento delle categorie potrebbe arrivare alla presentazione dei dossier della commissione istituita dall'ex ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, deputata a individuare nuove attività "gravose" precedentemente non comprese nell'elenco dei 15 gruppi.
Pensioni, Matteo Salvini punta a incassare qualche ritocco ma è bocciata la quota 41 per tutti i precoci
Dovrebbe rimanere inalterata la possibilità per i lavoratori gravosi di andare in pensione all'età di 63 anni con almeno 36 anni di contributi, diversamente dai 30 anni richiesti per i disoccupati, per gli invalidi e per gli assistenti di coniuge o di parenti di primo grado conviventi con handicap grave.
Interventi "soft" sull'Ape sociale, tuttavia, potrebbero scontentare una buona fetta della maggioranza, con Matteo Salvini in testa. Dopo le recenti dimissioni di Claudio Durigon e l'arrivo di Elsa Fornero tra i consulenti del governo Draghi, il leghista punta a incassare qualche modifica invocata da tempo sulle pensioni.
Ma non sarà la quota 41 per tutti, altro cavallo di battaglia di Matteo Salvini, e nemmeno le pensioni con uscita a 62 anni invocate dai sindacati. Entrambe le misure sarebbero state già bocciate dal ministero dell'Economia. I ragionamenti decisivi si faranno sui contributi previdenziali e sulle ipotesi di flessibilità in uscita.
Pensioni, nella riforma del 2022 si fa strada l'uscita a 64 anni per i contributi versati nel 'misto'
L'ipotesi che si sta facendo strada negli ultimi giorni per la riforma delle pensioni è quella di intervenire sui lavoratori del sistema previdenziale "misto" nel quale rientrano i lavoratori con una quota dei contributi del meccanismo retributivo, oltre a quella contributiva.
Si assicurerebbe l'età di uscita per la pensione a 64 anni, purché in presenza di almeno 20 anni di contributi da calcolare con il meccanismo contributivo, come avviene per chi ha iniziato a lavorare e a versare all'Inps a partire dal 1° gennaio 1996.
Il ricalcolo dei versamenti in modalità contributiva, meno vantaggiosa rispetto a quella retributiva, si riflette anche nella proposta del presidente dell'Inps Pasquale Tridico, tutt'ora non esclusa dai nuovi meccanismi previdenziali sul tavolo della discussione per il 2022. Ma l'uscita comporta l'anticipo flessibile della pensione dai 63 anni della sola quota contributiva dell'assegno, con successiva erogazione, dai 67 anni di età pari alla pensione di vecchiaia, anche della quota retributiva.
Tuttavia, anche l'età di uscita a 63 anni per questa ipotesi potrebbe portare a ulteriori ragionamenti all'interno del governo sul troppo anticipo. L'asticella, dunque, potrebbe alzarsi a 64 anni per abbassare ulteriormente i costi previdenziali della riforma.