Il cantiere della riforma delle Pensioni è andato in vacanza a fine luglio con l'obiettivo di riaprire a settembre. L'incontro di un mese fa tra il ministro del Lavoro Andrea Orlando e i sindacati, in realtà, ha tracciato alcune indicazioni sulle misure che verranno adottate, o meglio rafforzate, in vista della fine della sperimentazione di quota 100, prevista per il 31 dicembre 2021.

L'impressione, tuttavia, è che il governo Draghi, i partiti politici e le parti sociali siano ancora in alto mare su come evitare lo scalone di uscita previdenziale che sottrarrà ai lavoratori, dal 1° gennaio 2022, la possibilità di uscire a 62 anni unitamente a 38 anni di contributi.

Riforma pensioni 2022, gli aggiustamenti delle misure previste per la fine di quota 100

E, dunque, al ministero del Lavoro, dove ci sono stati solo due incontri preliminari in attesa che il confronto sulla riforma delle pensioni riprenda tra qualche settimana, la sensazione che si respira è che si stia ipotizzando di non fare molto per la legge di Bilancio 2022. Probabilmente qualche aggiustamento sulle misure di pensione anticipata già esistenti.

Quando il confronto tra governo, partiti e parti sociali entrerà nel vivo, il nodo principale della questione delle pensioni sarà, ancora una volta perché irrisolto, come evitare che dal 1° gennaio 2022 i lavoratori a partire dai 62 anni possano evitare di attendere fino a cinque anni la pensione di vecchiaia dei 67 anni.

O dover maturare altri anni di contributi, rispetto ai 38 richiesti per quota 100, per poter andare in pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi, finendo per uscire pressappoco all'età della vecchiaia.

Pensioni, Nisini sulla riforma: 'Uscita a 67 anni è inaccettabile'

La continuità delle misure previdenziali già in vigore, con qualche aggiustamento nella legge di Bilancio 2022, è stata espressa dal sottosegretario al Lavoro, Tiziana Nisini.

La leghista ha spiegato: "Per il dopo quota 100 è necessario lavorare per evitare lo scalone dei 67 anni, potenziando gli strumenti già in essere. Serve flessibilità in uscita dal mondo del lavoro affiancata da misure mirate e specifiche, come l'opzione donna, l'Ape sociale o come i contratti di espansione".

L'aggiustamento delle misure già in vigore dovrà avere un preciso obiettivo: quello di evitare la pensione a 67 anni dei contribuenti, "un'età inaccettabile".

Servirà, dunque, "una riforma che permetta ai lavoratori di uscire dal mondo del lavoro a un'età idonea e ragionevole".

Pensioni flessibili da 62-63 anni, Tridico: 'Fine quota 100 non è la fine del mondo'

Per il presidente dell'Inps Pasquale Tridico, che da mesi sta suggerendo misure di flessibilità in uscita per la riforma delle pensioni targata 2022, la fine di quota 100 "non è la fine del mondo". Probabilmente la riforma che aveva ipotizzato, ovvero l'uscita flessibile subito (dai 62-63 anni di età) con la pensione calcolata col contributivo, in attesa dei 67 anni per il ricalcolo con la quota anche retributiva, potrebbe essere di difficile attuazione nel breve periodo.

Pertanto, la strada da percorrere, anche per il presidente Inps, è quella di lavorare sulle misure già esistenti che permettono l'uscita a 63 anni, come l'Ape sociale.

In tal senso, la misura potrebbe tornare utile (come da un po' di anni a questa parte) per chi svolge mansioni gravose, come i lavoratori impiegati in turni di notte.

Riforma pensioni, si potrebbe ripartire da opzione donna e dall'Ape sociale allargata a più lavori gravosi

Attualmente, in base alla normativa, le mansioni gravose sono 15 e vi rientrano anche le maestre e gli educatori per la scuola e gli infermieri per la sanità.

L'obiettivo è quello di allargare le 15 categorie anche sulla base del lavoro svolto da una delle due commissioni previdenziali istituite dall'ex ministro del Lavoro Nunzia Catalfo. Perché anche secondo Tridico "va allargato il numero delle mansioni gravose", proprio per andare incontro, in maniera puntuale, a quelle categorie che hanno maggiore necessità di uscire dal lavoro.