In arrivo il decreto legge del governo che riscrive la formazione, il reclutamento e le assunzioni e l'avanzamento di carriera dei docenti della Scuola. Il provvedimento è stato messo a punto dal ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, e da quello dell'Università, Maria Cristina Messa, e dovrebbe andare in Consiglio dei ministri il prossimo 21 aprile. Si tratta di una vera e propria riforma che entrerebbe in vigore entro la fine del 2022. Tra le novità che interessano gli aspiranti docenti, anche il metodo di reclutamento tramite concorsi pubblici e la possibilità di conseguire l'abilitazione già negli anni di corso dell'università, eventualmente simulando una lezione in classe durante la discussione della tesi di laurea.

Novità sono attese anche per l'avanzamento di carriera dei docenti: si va verso un doppio canale, quello consueto e contrattuale, e uno di efficienza, legato ai risultati delle prove Invalsi.

Riforma scuola 2022, cambia l'abilitazione dei docenti per i concorsi: i Cfu durante l'università

Dalla bozza di riforma della scuola, la cui discussione potrebbe iniziare tra qualche giorno, arrivano novità sul reclutamento dei docenti e, soprattutto, sul meccanismo di abilitazione all'insegnamento occorrente per partecipare ai concorsi pubblici. A candidarsi a una cattedra nella scuola dovrebbero aspirare i laureati in possesso di 60 Crediti formativi universitari (Cfu) nelle discipline socio-psico-pedagogiche.

Al conseguimento dei crediti si potrebbe arrivare già nel corso degli anni di studi universitari. Si tratterebbe di portare a termine un percorso di formazione iniziale per gli studenti iscritti ai corsi di laurea magistrale o a ciclo unico. L'ulteriore novità consisterebbe nella prova finale per conseguire i 60 crediti formativi e l'abilitazione: il test conclusivo potrebbe concretizzarsi in una simulazione di un'unità didattica, anche in sede della discussione della tesi di laurea.

Scuola, ecco come saranno i concorsi per le assunzioni dal 2022

Gli studenti abilitati potranno partecipare al concorso nella scuola (le cui prove sarebbero a risposta multipla), al superamento del quale si potrà accedere all'anno di prova e alla valutazione finale. Anche quest'ultima consisterebbe nella simulazione di una lezione.

Al superamento della prova l'aspirante docente verrebbe immesso in ruolo con contratto a tempo indeterminato. In alternativa al concorso, i docenti abilitati all'università potranno accedere all'insegnamento nelle scuole paritarie. Il percorso differirà per i docenti precari che hanno già svolto almeno 36 mesi di supplenze nella scuola. Non servirà l'abilitazione per essere ammessi ai concorsi, ma si svolgeranno direttamente le prove.

Scuola, avanzamento di carriera dei docenti dipenderà non solo dagli scatti ma anche dalle prove Invalsi

Una delle novità riguarda i docenti che già lavorano nella scuola e l'avanzamento di carriera che avverrà non solo attraverso gli scatti di anzianità (che rimangono sempre a regime), ma anche attraverso il miglioramento dei risultati degli studenti alle prove degli Invalsi.

Si tratterà di una via parallela per l'avanzamento di carriera alla quale i docenti avranno la facoltà di aderire oppure no. Nella bozza del decreto che arriverà al Consiglio dei ministri nella prossima settimana, la carriera dei docenti viene inquadrata come "formazione continua incentivata su base volontaria", parallela alla formazione obbligatoria che rimarrà comunque in vigore. La formazione volontaria dovrebbe comporsi di cinque percorsi di durata di non meno di quattro anni, gestiti dalla Scuola di alta formazione in collaborazione con l'Indire, l'Invalsi e con le università. Ognuno dei cinque percorsi terminerà con una verifica collegata al miglioramento dei risultati degli studenti dei docenti che partecipano alla formazione continua incentivata.