Reddito di cittadinanza al centro delle nuove misure proposte nella manovra del governo. Con le nuove regole, l'assegno per le persone definite "occupabili" sarà infatti ridotto nel 2023. Questa misura, secondo l'audizione dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio, potrebbe far perdere il sussidio a circa 400mila famiglie italiane a partire dalla prossima estate.
La stretta al reddito di cittadinanza
Secondo gli ultimi dati ufficiali dello scorso ottobre, il reddito di cittadinanza è andato a una platea di circa un milione di famiglie: in tutto sono quasi 2,3 milioni i percettori.
Con le nuove norme del governo cambieranno non poco le regole per i percettori del reddito di cittadinanza e questi numeri si abbasseranno. In particolare il reddito sarà oggetto di consistenti cambiamenti per gli "occupabili" di età compresa tra i 18 e i 59 anni che oggettivamente siano in grado di lavorare senza avere nel proprio nucleo familiare disabili, minori o persone a carico di età inferiore a 60 anni.
Dal 2023 infatti, per queste persone, l'assegno sarà erogato per un massimo di 8 mensilità, invece delle 18 previste dalle leggi attuali. In questo periodo devono inoltre frequentare corsi di formazione obbligatoria o di riqualificazione di tipo professionale. Nel caso non lo facciano il sussidio cessa, così come nel caso in cui non accettino la prima proposta di lavoro.
E a partire dal 2024 il Reddito di cittadinanza sarà abolito tolto completamente.
Secondo l'ultima audizione dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb) dal 2023 rischiano di non ricevere più l'assegno il 38,5% dei nuclei familiari che attualmente lo percepiscono.
Cavallari (Upb): 'In futuro necessarie nuove risorse'
In un'intervista Lilia Cavallari, presidente dell'Upb, conferma che secondo le misure della manovra un miliardo di euro è stato tolto dal reddito di cittadinanza per utilizzarlo ai fini della copertura della manovra. Così facendo però "si lascia scoperta tutta una fascia di persone difficilmente occupabili e working poor".
Cavallari non esclude che in futuro "siano necessarie nuove risorse" per questa fascia di individui, inoltre sostiene che sarebbe stato preferibile accompagnare la revisione del Reddito con nuove misure a tutela di quei nuclei che risulteranno maggiormente svantaggiati.
Secondo i dati dell'Upb infatti - a partire dall'agosto del 2023 - più di mezzo milione di individui rischiano seriamente di perdere l'assegno mensile: maggiormente penalizzati saranno in particolare tutti i nuclei monofamiliari.
Chi potrebbe perdere il reddito di cittadinanza
Secondo le stime contenute nell'audizione dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio le nuove norme potrebbero causare, a partire dall'agosto del 2023, la perdita dell'assegno del reddito di cittadinanza al 38,5% delle famiglie (e il 23% degli individui) che già lo percepiscono. In totale sarebbero una platea di 400mila famiglie in tutto e più di mezzo milione di persone.
Maggiormente a rischio sono i membri di quei nuclei familiari composti soltanto da una persona: secondo queste stime infatti non prenderanno più l'assegno i 3/4 di questa categoria.
Come principio generale - secondo le stime - più sono i membri di un nucleo familiare e maggiore è la probabilità di riuscire a mantenere l'assegno mensile. Determinante in questo caso è quindi la presenza di minori. Le maggiori perdite avverranno nelle regioni del Sud, dove vivono in prevalenza i beneficiari del reddito e tra le famiglie stranieri residenti in Italia.