Se non si vuole trasformare il Salento, terra meravigliosa e meta di migliaia e migliaia di turisti, in un'immensa discarica, avente come sfondo l'azzurro cristallino della costa jonico-salentina, la politica deve intervenire subito. E' questo il messaggio lanciato dal sostituto procuratore della Repubblica, Elsa Valeria Mignone, in un accorato intervento, nel corso di un incontro organizzato, ieri, dalla Asl di Lecce. Estirpare il male prima che sia troppo tardi, rompere quella commistione tra enti locali, imprenditori e criminalità che stanno distruggendo l'equilibrio dell'ecosistema ambientale.

Sono abbastanza recenti le vicende collegate alla discarica di Ugento, località a 50 km da Lecce, con la sua incantevole marina ed i suoi attrezzati villaggi turistici.

Le indagini eseguite nel 2015 dal Nucleo investigativo, avevano rivelato la presenza di 600 fusti tombati contenenti vernici, pellame e, in genere rifiuti industriali, molto simili a quelli scoperti, casualmente, durante le opere di rifacimento della SS 275 Maglie-Leuca.

Le analisi condotte dalle autorità sanitarie hanno evidenziato, nella discarica di Ugento, la presenza di sostanze cancerogene, i policlorobifenili (PCB), con il rischio di contaminazione della falda e, di conseguenza, l'inquinamento della rete idrica che alimenta gli abitanti delle zone limitrofe.

La Dott.ssa Mignone ha ribadito che più volte, nel corso degli anni, sono stati convocati, dalla Regione Puglia, i sindaci dei comuni interessati alla vicenda, Presicce, Acquarica del Capo e Ugento, ma i costi di un intervento per la bonifica del territorio e la sua messa in sicurezza hanno rappresentato un ostacolo insormontabile.

La superficialità dimostrata dalla classe politica locale per aver sottovalutato o, peggio ancora, ignorato il grave problema, puntando l'indice sulla collettività per la risoluzione dei costi delle bonifiche, è stato rimarcato dalla Dott.ssa Mignone. Non basta, oggi, condividere l'allarme per un inquinamento che avrebbe conseguenze inimmaginabili e ricadute in termini economici e d'immagine per tutto il territorio.

Non si possono rimandare tali operazioni, in quanto sono passati due decenni dai primi allarmi lanciati dagli operatori, ma è necessario intervenire subito.

Indagare e censire le fonti inquinanti

Nello stesso incontro che aveva come titolo “Le autorità sanitarie a tutela della falda salentina”, sono state evidenziati gli aspetti sanitari ed ambientali che hanno stabilito, senza ombra di dubbio, che occorre indagare a fondo sulla qualità dell'acqua lungo una vasta zona di territorio contenente circa 13mila pozzi artesiani per uso non potabile. E' essenziale, pertanto, la conoscenza del territorio e la collaborazione degli enti per un completo monitoraggio. La gente muore di cancro e non possiamo capire il perché, le fonti inquinanti non sono censite queste le dure parole che sono state proferite dal Sostituto Procuratore.

E' come, ha concluso la Dott.ssa Mignone, se ci preparassimo alla “morte annunciata della popolazione salentina”.

E' in ballo la salute pubblica, oltre alla salvaguardia di un territorio estremamente generoso, in fatto di bellezze naturali. Il peggiore dei mali sarebbe non tanto la lentezza burocratica degli interventi di bonifica, oppure l'indifferenza degli enti preposti ad un maggior controllo, ma l'ignoranza delle genti che continuerebbero ad accettare, inconsciamente, un destino segnato.