A più di settant'anni di distanza, riapre lo storico bunker di via Preneste 4, in zona San Siro a Milano. La struttura è costituita da otto stanze rettangolari piuttosto strette, in buono stato a parte l'umidità, ed è conservata e custodita con cura dalla portinaia dello stabile. Lungo i muri sono allineate le panche su cui sedevano le persone in attesa durante i bombardamenti, e gli accessi che ai tempi erano diretti a tutti i condomini della via. La riqualificazione è già stata avviata: in programma una serie di fotografie dell'epoca, per ricordare ai visitatori il momento storico in cui quei locali venivano utilizzati.

L'apertura al pubblico è prevista per il 25 aprile 2016.

Un punto di riferimento per il quartiere, quando la città veniva bombardata

Non è l'unica struttura del genere, a Milano, che ricorda quei tristi momenti. Ce ne sono altre, per esempio i rifugi di via Solferino e Porta Ticinese, per non parlare del binario 21 della Stazione Centrale. Da qui, tra il 1943 e il 1945, partirono i treni colmi di ebrei diretti ai campi di sterminio. In ogni vagone stavano stipate fino a 80 persone, a cui non veniva dato da bere né da mangiare; per i bisogni doveva bastare un secchio per tutti. Possiamo immaginare cosa potesse voler dire un viaggio in quelle condizioni, in uno spazio insufficiente e senza finestre.

Tanti non ci sono neanche arrivati in quei campi di concentramento, e tantissimi non sono tornati. Lungo il muro dei nomi è riportato l'elenco delle 774 persone che vennero deportate: evidenziati in giallo i sopravvissuti, in bianco chi non c'è l'ha fatta.

Dunque, anche Milano ha avuto le sue vittime, come ogni altra grande città italiana.

Per non dimenticare, gli studenti dovrebbero essere portati in visita nei luoghi come il binario 21, oppure in altri, in cui potrebbero farsi un'idea precisa di quel triste periodo, quando la città fu bombardata pesantemente: case sventrate, strade allagate dall'acqua uscita dalle tubature rotte, montagne di vetri frantumati, interi quartieri devastati dalle bombe erano visibili dappertutto.

Alcuni edifici conservano ancora la scritta "rifugio" sul portone

Uno di questi, oltre agli altri già citati, è la scuola elementare di Viale Bodio in zona Bovisa, restaurata e aperta al pubblico già da qualche tempo: il rifugio 87. La popolazione veniva avvisata da un primo allarme con trenta minuti d'anticipo, la seconda sirena (di pericolo imminente) pochi minuti prima. In questo modo, almeno in teoria, i cittadini potevano raggiungere in tempo le cantine rifugio o i vicini sotterranei. Tutt'intorno il paesaggio era spettrale: le serrande dei negozi divelte e spazzate via dalle esplosioni; le finestre erano come occhiaie vuote, attraverso cui si vedevano muri in procinto di crollare, lampadari penzolanti e l'interno di camere ricoperte da tappezzeria annerita dal fumo.

I tram sembravano giocattoli gettati via da un bambino capriccioso, riversi sull'asfalto, e tratti di scale sbucavano nel vuoto, inspiegabilmente intere. Gli anni passano, e chi ha vissuto quei momenti ha una considerevole età, ormai; a breve rimarranno solo i romanzi, i film, i documentari, e gli edifici che conservano tracce importanti di quella storia. Le generazioni future non devono dimenticare: si spera che qualcuno si preoccupi di rispolverare quei lavori il più fedelmente possibile, e che altri si preoccupino di salvaguardare quegli edifici, impedendo a un nuovo grattacielo di prenderne il posto.