Zucchero Fornaciari cantava: “I've got a devil in me”. Mai però avrebbe e avremmo immaginato che avere un diavolo in me potesse diventare causa di divorzio. Ed è proprio per una lunga serie di strani comportamenti della moglie e avvenimenti paranormali che un signore milanese si è rivolto al proprio avvocato. Due coniugi molto fedeli come confermato da molti frequentatori e dagli stessi parroci.

Tuttavia, quella ossessione religiosa aveva coinvolto fin troppo la consorte, tanto che si era trasformata via a via in devastanti comportamenti convulsivi.

Per queste ragione il marito chiedeva la separazione con addebito. La causa era arrivata alla IX sezione del Tribunale di Milano e qui l'imbarazzo dei giudici iniziava a essere sempre più allarmante.

Una istruttoria difficile

Secondo i racconti del marito e di molti testimoni, la signora sembrava posseduta da qualche agente esterno. -”Non era in grado di controllare il suo corpo e le sue azioni”- avrebbe detto un sacerdote mentre ricordava una scena in cui la minuta donna aveva sollevato, da sola, una panca e la avesse scagliato contro l'altare della chiesa. Altre volte invece, dopo aver sussurrato frasi incomprensibili si staccava da terra e svolazzava intorno ai presenti per poi ritornare in posizione eretta.

Oppure, dopo un irrigidimento corporale, iniziava strisciare per terra e a scuotersi come una “indemoniata”.

Intanto, nel viavai di testimoni, anche alcuni frati cappuccini hanno raccontato ai giudici di essere davvero impressionati, e che la donna era stata seguita persino da sacerdoti esorcisti.

Divorziare per colpa del diavolo

In seguito a svariate perizie, i medici non riescono ad associare gli strani comportamenti della donna a nessuna forma di malattia mentale né a qualsiasi patologia in grado di spiegare i fenomeni. Per i giudici di Milano la questione era quanto mai sorprendente, è la difficoltà di emettere una sentenza compatibile si traduceva in una resa.

Così, la IX sezione del Tribunale di Milano trova che il colpevole del divorzio non ricada nella donna, ma nel diavolo e in quei comportamenti parossistici non imputabile alla volontà della persona. Di conseguenza, i giudici accolgono le ragioni del marito, ma non se la sentono ad addebitare la causa di divorzio alla consorte. Dunque, la casa destinata ad abitazione principale rimane al signore, il quale però dovrà staccare un assegno mensile per il mantenimento della indiavolata e ormai ex moglie.