In tempi di bilancio pubblico sotto stress, alla stessa misura soffrono quelli comunali che avevano trovato un alleato per le loro casse nei velok. Con tale termine vengono identificati i dissuasori di velocità di colore arancione posti ai margini delle strade che hanno la funzione di segnalare la velocità di marcia agli automobilisti per indurli a rallentare e rispettare i limiti in zone di traffico intenso.

Non si tratta a volte solo di semplici segnalatori, ma, se dotati di rilevatore e affiancati da agenti, si trasformano in veri e propri autovelox.

Sono stati adottati da circa 300 comuni del nord Italia, tra il Veneto e il Lazio,  con un successo notevole in termini di minori incidenti in strade urbane ed extraurbane e un buon introito per le casse dei Comuni derivante  dalla mole di multe inflitte agli automobilisti.

La fortuna degli autovelox arancioni potrebbe però finire presto perchè, secondo il parere n. 4295 di luglio del Ministero dei Trasporti, i velok non sarebbero oggetti riconosciuti dal codice stradale. In pratica, se posti al lato della strada come semplici segnalatori, non rientrano tra i manufatti riconosciuti dal codice; se invece armati di dispositivo rilevatore sono consentiti. Qualche associazione dei consumatori non si dice soddisfatta dal parere ambiguo emesso dal Ministero dei Trasporti e ci si attende una valanga di ricorsi.

I consumatori non sono mai esonerati dal rispetto delle regole del codice della strada, devono conoscere bene la segnaletica, ma spesso, come nel caso delle installazioni di manufatti del genere,  si trovano alle prese con misure di prevenzione di cui non sono stati  informati a dovere.