Correva l'anno 1979 e la sigla Pantah era il frutto della contrazione di 'Pantera'. Di Pantah la Ducati ne produsse una serie, oltre alla 500, la 350, la 600 e la 650. La gamma fu prodotta a Borgo Panigale dal 1979 al 1984. Ne furono costruite appena 8000 esemplari, ma la sua è la storia di una leggenda: e', forse, la madre di tutte le moderne Ducati. Il motivo di tanto blasone è il suo motore: pensato, progettato, realizzato e corretto nell'arco di anni, era un bicilindrico a V di 90° longitudinale. Il progettista era Taglioni e gli anni sessanta stavano per finire.
Successivamente intervennero Mengoli e Neri: il basamento fu ridisegnato e la rotazione del motore fu addirittura invertita. La catena di distribuzione adottò, infine, delle cinghie dentate (al posto della catena) e fu, così, in grado di comandare la leggendaria distribuzione desmodromica.
Una volta capito a cosa si ispira il nome Pantah, è facile capire perché sia stato scelto da Jens vom Brauck del garage JVB Moto quando ha deciso di creare una leggenda col marchio Ducati. Lui è un tedesco, e la zona della sua officina è quella di Colonia. Ha impiegato tre anni per realizzare la 'Ducati Pantah', il suo omaggio alla madre di tutte le desmodromiche di Borgo Panigale.
Lo stile adottato è semplice e pulito, e riunisce diverse idee e parti meccaniche Ducati.
L'idea di Jens, secondo quanto da lui stesso dichiarato in un'intervista riportata su 'VanillaMagazine', è che 'Voleva farla apparire come fosse stata trovato in un capannone di Bologna'. L'impiego di materiali recenti, come il carbonio e lo snellimento di varie componenti, ha contribuito a ridurre il peso fin a 170 chilogrammi.
Il profilo di ruote e pneumatici e' contenuto e stretto, come le moto degli anni 70/80.
Il dettaglio
Impressiona (e non poco) la trovata di far uscire il doppio scarico dal codino, sulla parte sinistra. Soluzione originale, che ricorda alcune moto della GP1. Anche in questo caso nessun eccesso: sembra che altra soluzione non fosse possibile.
Poco importa se c'è la fibra di carbonio a circondare i due scarichi. Il color senape e la critta Ducati hanno un tono spartano, essenziale, da vera racer anni '70. L'elettronica c'è, anche tanta, ma ben nascosta. Una moto del '70 non avrebbe avuto la spia della pressione dell'olio.
Più unica che rara
Le prestazioni, grazie al basso peso e a qualche modifica del motore, sono rispettabili. Il vero difetto di questa Ducati Pantah è uno solo e non e' di poco conto: ci riporta alla mente un'altra leggenda dei motori, la Fiat Botafogo (di recente fonte d'ispirazione dell'omonima café racer Botafogo XJR1300). Come la monoposto argentina, è stata costruita in un unico esemplare e Jens vom Brauck non ha alcuna intenzione di ripetersi.