Il nuovo AD di Volkswagen, Matthias Mueller, ha incontrato a porte chiuse un migliaio di manager del gruppo per far fronte all'attuale situazione, sicuramente gravissima. Il numero ufficiale dei veicoli da 'correggere' è di 11 milioni, largamente superiore ai dieci milioni di auto richiamate nel 2009 da Toyota quando ci fu il caso dell'acceleratore che si bloccava a fondo corsa. Ma quello era un difetto, non una deliberata truffa. Il CEO ha chiesto ai dirigenti di rendere possibile 'nei prossimi giorni' il richiamo in officina di tutti i veicoli manomessi, per rimuovere il software appositamente programmato per mentire ai test di controllo delle emissioni.

La corsa contro il tempo

Non si comprende come Mueller intenda procedere, dal momento che la semplice rimozione del software creerebbe un nuovo ordine di problemi (vedere l'articoloScandalo Volkswagen: i costi del ripristino dei veicoli truccati): forse il CEO intende dare un primo segnale entro il 7 ottobre, per guadagnare tempo ed evitare l'ultimatum posto dal governo tedesco che potrebbe trasformare le auto VW Euro 5 circolanti in un puro ammasso di ferraglia inutilizzabile, senza contare i milioni di cause che gli acquirenti di 'auto pulite' avrebbero ogni diritto di fare nei confronti del costruttore. Rimane da vedere quale sarà la soluzione definitiva dato che, quanto trapela da Wolfsburg, è tutt'altro che una soluzione.

Nella stessa riunione riservata, Mueller ha anticipato le linee organizzative che ha in mente per Volkswagen: maggiore autonomia, come già accade per i marchi di lusso Porsche ed Audi, allo scopo di tagliare i costi.

Gli effetti dello scandalo nel mondo

Il Dieselgate fa sentire anche oggi i propri effetti, un po' in tutte le parti del mondo: Bankitalia, in audizione davanti alle commissioni bilancio di Senato e Camera, ritiene lo scandalo 'molto pericoloso per la ripresa economica appena riavviatasi', per via delle conseguenze verso l'intero comparto auto, che vede l'Italia coinvolta sia come diretto costruttore che come principale produttore di componentistica dei costruttori tedeschi.

Il governo di Tokio ha aperto un'inchiesta sui maggiori produttori nipponici (Toyota, Nissan, Mazda, Mitsubishi) e sugli importatori in Giappone di veicoli esteri, per verificare che tutti i motori rispettino i limiti di inquinamento previsti dalla locale normativa: il Ministro dei Trasporti giapponese Akihiro Ohta ha annunciato che venerdì prossimo gli verranno consegnati i risultati dei controlli.

Misure analoghe sono state prese da vari altri Paesi, tra cui Francia, Corea del Sud e Gran Bretagna. La Svezia sta per varare delle proprie indagini (fonte Bloomberg). 'Bruxelles attende spiegazioni da Volkswagen e la Commissione vuole fatti': è quanto comunica alla stampa il portavoce del Commissario europeo per l'Industria, Elzbieta Bienkowska, pur dicendosi sicuro della piena collaborazione da parte della casa automobilistica. E' stata intanto diffusa una più precisa divisione per marchi dei veicoli Gruppo Vw coinvolti nello scandalo: sarebbero 700mila le Seat, 2 milioni 100mila le Audi, 1 milione 200mila le Skoda, 1 milione 800mila i veicoli commerciali e 5 milioni 200mila le Volkswagen. Il Financial Times riporta che, con il calo dei titoli VW, il Fondo sovrano del Qatar sta perdendo 8,4 miliardi di dollari.