Delusione per le migliaia di consumatori che attendevano il responso da parte del Tribunale di Venezia circa l'accettazione della class action presentata da Altroconsumo. Lo comunica la stessa associazione dei consumatori, che annuncia l'intenzione di ricorrere alla Corte d'Appello di Venezia perché riveda la decisione. Ricordiamo che la presentazione della class action era finalizzata all'ottenimento di unrisarcimento danni per tutticoloro che si erano trovati coinvolti nell'alterazione deirisultati sulle emissioni di CO2 di un solo modellodella casa costruttrice tedesca.
La posizione di Volkswagen sui risultati dei test di inquinamento
Come ammesso a novembre da Volkswagen tramite un comunicato ufficiale, la casa costruttrice riconosce di aver commesso un errore di valutazione circa le emissioni di CO2 e consumo di carburante che hanno coinvolto un numero di circa 800.000 autovetture. Altroconsumo ha evidenziato una differenza del 50% tra i risultati dei test di laboratorio e gli indici di emissioni di CO2 dichiarati da Volkswagen.
Altroconsumo e la fiducia in una soluzione positiva della controversia
Marco Pierani, il responsabile delle relazioni esterne dell'associazione Altroconsumo, è fiducioso."La decisione del Tribunale di Venezia purtroppo conferma la ritrosia dei giudici italiani a voler gestire in maniera proattiva le class action che, in casi come questi, possono rivelarsi anche utili strumenti deflattivi del contenzioso riducendo il numero di cause individuali.
Fortunatamente" prosegue Pierani "moltissime delle decisioni di inammissibilità in primo grado sono state ribaltate dalle Corti d'Appello. Molti dei casi giudicati inammissibili in primo grado, infatti,sono già stati accoltidalla Corte d'Appello" e termina con una nota di ottimismo"La nostra battaglia per la trasparenza continua".
La class action presentata da Altroconsumo, che dal settembre 2014 ha ottenuto circa 9.600 adesioni, prevedeva la richiesta di risarcimento di circa 500 euro per ogni veicolo coinvolto. Una volta presentato il ricorso sono previsti 30 giorni per impugnare l'ordinanza e 40 giorni perché la Corte d'Appello prenda una decisione in merito.