Nuove rivelazioni sul caso del "Cartello Tedesco". L'inchiesta portata avanti dal settimanale tedesco Der Spiegel sull'istituzione di un Cartello frutto di accordi intercorsi tra i gruppi automobilistici BMW, Daimler (Mercedes-Benz) e Volkswagen con l'obiettivo di pilotare prezzi e modalità del mercato, si arricchisce di nuovi elementi.

Bosch complice negli "AdBlue"

Nuovamente troviamo a farsi spazio anche in questa faccenda la Bosch, già coinvolta precedentemente nello scandalo Dieselgate per aver fornito il sistema utile a "truccare" i dati sulle emissioni.

L’antitrust tedesco ha ricevuto degli altri documenti che coinvolgono il più grande fornitore dei gruppi accusati di Cartello. Nel particolare si parla dei dosaggi dell'ormai famoso "AdBlue" nei motori diesel, ovvero l’additivo che viene usato per ridurre i gas nocivi con l'intenzione di ideare "una strategia con l'obiettivo di decidere il dosaggio”, volto a ridurne sensibilmente il consumo. Anche su questo ultimo caso stanno indagano l’antitrust tedesco e l'Unione Europea. La BMW, da parte sua, ha già smentito l'uso di questa strategia nelle sue vetture, mentre la Bosch al momento non commenta la situazione.

Class Action dal Canada

Intanto dallo studio legale canadese, il "Toronto Strossberg Sasso Sutts", parte la prima class action nei confronti del presunto cartello tedesco dell'auto.

Gli avvocati hanno avanzato una richiesta complessiva di risarcimento di ben 1,1 miliardi di dollari canadesi (circa 750 milioni di euro) non ai gruppi, ma a tutti i singoli marchi coinvolti nella vicenda: Audi, BMW, Daimler, Porsche e Volkswagen. Questo procedimento è stato avviato nello specifico dall'avvocato David Wingfield, che è stato (guarda caso) direttore dell'antitrust del dipartimento di Giustizia di Ottawa, l'accusa mossa è prevedibile: "E' stata attuata una cospirazione con l'intento di plasmare e impostare i prezzi di mercato di volumi, innovazione tecnologica e standard tecnici di quelle componenti utilizzate nelle vetture vendute su territorio Canadese".

L'avvocato ha inoltre criticato aspramente la nota stampa che è stata diffusa dalla Volkswagen, dicendo che se per la Volkswagen rientra nella "normalità" accordarsi sugli aspetti tecnici tra costruttori, allora ci saranno sicuramente altre azioni legali. Ma dagli avvocati della Volkswagen arriva la replica: "Quando si rispettano tutte le leggi (specie quelle sull'antitrust) non c'è alcun bisogno di nascondersi. Non c'è nulla di oscuro in ciò che viene fatto". In vista di ciò l'autodenuncia portata avanti ancora prima della Class Action da Daimler e Volkswagen potrebbe addolcire l'eventuale amara pillola.