Sta per volgere al termine uno degli inverni più chiacchierati della storia per quanto riguarda la Formula 1; i recenti cambiamenti hanno fatto alzare più di un sopracciglio a quella schiera di Tifosi di vecchia data, legati ad alcune tradizioni e canoni che sono stati brutalmente spazzati via da un nuovo regolamento entrato in vigore forse con troppa irruenza.
Da ormai diversi anni tutto il Circus si sta muovendo in una nuova direzione, quella della tecnologia estrema, delle Power Unit, del risparmio in termini di pezzi meccanici utilizzati e di sonorità molto più soft che mancano nel far palpitare i cuori di coloro che li ascoltano.
Ad aggiungersi a tutto questo è arrivato Halo, ritrovato ultimo in termini di sicurezza uscito dalla sapiente penna del più grande disegnatore di infradito da mare.
Proprio quando l'estetica delle vetture sembrava aver ritrovato una sua dignità dopo gli anni dei musi a scalino seguiti da quelli a tapiro, con gomme strette e dimensioni da utilitaria troppo sciape per far davvero innamorare qualcuno, ecco che arriva l'anello posticcio che fa gridare allo scandalo.
La sua introduzione poi è stata insolitamente perentoria per un accessorio visto con poca simpatia persino dai piloti stessi, che ha sollevato più di un dubbio in caso di necessità di abbandono rapido della vettura e dalla grazia estetica di un giocatore di rugby durante un saggio di danza.
Nonostante le obiezioni il signor Todt e c. sono andati avanti imperterriti per la loro strada al grido di "la sicurezza prima di tutto" e qui il tifoso dovrebbe accettarlo come male necessario perché nessuno può arrogarsi il diritto di chiedere ad un altro essere umano di correre dei rischi maggiori solo per il proprio divertimento, i tempi in cui questo era concesso sono finiti quando il Colosseo ha chiuso i battenti.
La storia di questo sport è, inoltre, costellata da abomini visivi fin dalla sua più tenera età e ogni generazione ha avuto orde di detrattori pronti a tirarsi fuori, giurando che mai avrebbero sintonizzato nuovamente il loro televisore su un solo gran premio, salvo poi ritrovarli tutti in poltrona pop corn e birra alla mano con gli occhi ricolmi di emozione per l'ennesimo duello ruota a ruota del loro amato pilota.
Certo, se poi la dirigenza americana decide di togliere il secondo maggior motivo di interesse del tifoso medio individuabile nel tonico fondo schiena delle tanto amate Grid Girls, nessuno si può stupire dei vari tumulti nel popolo, privato di troppa bellezza in un singolo inverno.
Ma alla fine è davvero tutto qui?
La formula uno era davvero solo tanto rumore, belle macchine e belle donne? Nessuno la guardava per l'eccitazione pre gara, per i duelli sul filo del millesimo, la sfida tra grandi uomini, i sorpassi al limite e i gesti tecnici del campione? Tutti quei campionati decisi all'ultima gara, costellati di errori del pilota, cedimenti meccanici e tutte quelle situazioni imprevedibili che si possono verificare in 21 weekend non sono davvero nulla senza gli orpelli?
Se la passione nel cuore dei tifosi è davvero defunta lo si vedrà da qui a poche settimane a Melbourne; li si scoprirà se sulle tribune verranno sventolati fazzoletti bianchi in silenzio per protesta o se invece saranno le bandiere colorate e le urla di emozione a farla da padrone. I bookmaker danno come ultra favorita la seconda ipotesi ma, si sa, tutti possono sbagliare.