A metà strada tra l'arte dissacrante e quella volutamente propiziatoria si colloca la mostra "Fallo anche tu", il cui titolo è indice e misura delle intenzioni che la mostra stessa intende evocare e suggerire nel corso della manifestazione. L'evento avrà luogo in una nota gioielleria di via Mercanti, a Napoli. L'idea, invece, è di Pietro Lista con gli allestimenti curati da Rosa Cuccurullo. Saranno esposti sessanta falli in maiolica, pezzi unici, realizzati in collaborazione con il ceramista Giuseppe Cicalese. Al di là del nome della mostra che potrebbe suggerire intenzioni erotiche, essa, invece, intende proporre una rassegna in cui al centro dell'attenzione è l'aspetto divertente e dissacrante dell'organo maschile, che, giocoforza, introduce anche quello, che a Partenope diventa, assolutamente serissimo, propiziatorio e scaramantico.

Il simbolo fallico infatti, da tempi antichissimi, presso le popolazioni che dimoravano nell'attuale Campania e non solo, reca in sè aspetti e poteri magici, apotropaici, che ne attribuiscono alla rappresentazione rassicurante, non volgare o provocatoria, un potenziamento benefico. Un oggetto che è prosperità e buon augurio. Stessi poteri e simbologia evocativa che viene attribuita al corno rosso, anch'esso un simbolo di natura fallica, che sin dal periodo Neolitico veniva apposto all'esterno delle rudimentali abitazioni come emblema di fertilità e quindi come indiscusso ed indiscutibile portafortuna.

Antidoto e scudo sacramentale contro ogni malefico influsso. Divinità antichissima, che raccolse l'eredità propiziatoria del fallo, fu Priapo, il cui culto, introdotto da Alessandro Magno è conservato in epoca romana.

Custode di orti e giardini e legato alla vita agreste, proprio come il corno/fallo di età neolitica, era colui che accoglieva l'ospite nelle ricche case, nelle locande, lungo le strade o sui muri delle abitazioni, adoperando il fallo per mantenere lampade e campane. "Fallo anche tu", quindi, come evento catartico e propiziatorio per un nuovo anno che inizia.