Esiste una #Napolinascosta.Napoli Sotterranea.Luogo del Museo del Sottosuolo, dove, fino al 30 novembre, sarà possibile ammirare Cryptica. Scenari sotterranei del senso.

#Cryptica apre la stagione espositiva diUnderground Space Action. L’evento è a cura diArtlante, studi e iniziative per l’arte contemporanea, per il progetto di Arte in azione nel sottosuolo, ideato daFranco Cipriano, realizzato con la collaborazione diRaffaella Barbato, Ciro Ciliberti e Mario Paoluccie il coordinamento diDomenico Corrado.

Il percorso di Cryptica

Partendo dalla parte più profonda del sito sotterraneo, il visitatore è accoltodall’opera di Anna Pozzuoli.

Un’istallazione a parete di grandi elementi di zinco dipinto, composta in un’ampia “nicchia” dell’ipogeo, che proponeuna visione di forte mistero espressivo. ConMaya Pacifico si assiste all'intensità singolarissima di un’istallazione di un abito femminile costruito con frammenti di carta stampata, con relative scarpette, inserito in un armadio illuminato. Alla parete una teca con frammenti di scritture. Nella terza “nicchia dell’ipogeo”, Vincenzo Aulitto propone una mano di terracotta che indica/entra in un buco scavato nel pavimento e circondato da un vortice di sabbia.

Di fronte alle “nicchie”, nella penombra di un'ampia parete, compare l’istallazione di Ciro Ciliberti:immagini di una deposizione di Cristo ricomposta attraverso frammenti fotografici appesi a un grande telaio.

Come un paradossale Narciso, l’immagine si riflette in se stessa, guardandosi verso la cavità buia.

Di grande impatto il video di Mena Rusciano proiettato in un’ampia sala dell’ipogeo con pareti e volte altissime. La video performance della danzatrice è sottolineata da una incisiva composizione musicale che risuona negli ambienti di Cryptica, diventandone colonna sonora.

Un’immagine di surreale enigma collega l’ipogeo con il camminamento che porta all’area delle catacombe. È una pittura di Antonio Serrapica, dal titolo Ulisse, raffigurante una nave che diventa un immaginifico grande uccello. Allegoria del viaggio che lega terra, mare e aria come una ricerca nell’ignoto che vuole trovare una sua rotta.

La scultura di Diana d’Ambrosio si presenta all’inizio del tunnel: una forma di tufo con un taglio semicircolare e un elemento di ferro arrugginito composto di frammenti ritrovati in altri sottosuoli e saldati come un segno sacro. Poi le sculture in gesso di Michele Auletta, nelle quali corpi di Angeli bianchi si rompono e sono immersi nella superficie di scritture a rilievo, e nelle luci dell’ambiente sembrano emergere dalle superfici stesse delle pareti.

Nel tunnel che porta alle catacombe il bozzolo-lucerna di Rinedda (nella foto). È una sorta di enorme crisalide in plastica e rete metallica, illuminata dall’internocon led. Una presenza ambigua e misteriosa che sembra un corpo in via di rinascita.

L’opera di Ugo Cordasco si sviluppa sulle pareti con i segni di un enigmatico alfabeto geometrico di platonica provenienza, che scandiscono la via fino allo spazio catacombale. Là troviamo le istallazioni di Felix Policastro con elementi in ferro istallati nelle cavità delle urne cinerarie e le sculture di Livio Marino Atellanoposte nei vani catacombali e negli scolatoi.

Verso il fondo, dove il camminamento conduce a spazi ignoti e inesplorati, comparela concettuale installazione di Luigi Auriemma, con croci e scritture unite a specchi che rifrangono un cifrario segreto, come a nominare una presenza ignota o forse un’assenza irrappresentabile. E questa impossibilità del vedere “fino in fondo” è significata da Giovanni Alfano nell’installazione di light box inserita nell’ultima parte del sito, lungo scale che portano lontano in altri sottosuoli sconosciuti.

Le casse luminose mostrano immagini di volti nascosti da mani, come a non poter conoscere oltre se non in se stessi, per il proprio occhio interno, verso l’anima.

Completano il percorsoDomenico Carella, Sergio Gioielli, Laloba (A. Crescenzi-R.Petti), Salvatore Vita.