La città di Napoli è radicalmente legata al grande genio napoletano che porta il nome di Antonio De Curtis, meglio conosciuto come Totò. Il principe De Curtis ha lasciato un estimabile patrimonio che appartiene all'identità culturale della sua città d'origine, Napoli, ma del resto anche a tutta l'Italia. Un'artista che si occupava di teatro, di Cinema e che riusciva con le sue battute, divenute storiche, a conquistare anche il titolo di principe del sorriso. Inoltre era molto bravo a scrivere, infatti è autore di centinaia di canzoni e poesie. Il 15 aprile 2017 c'è stato il 50° anniversario dalla sua scomparsa.

E proprio in via Sanità, tra il "Ponte Maddalena Carasuolo" e il "Centro la Tenda", hanno installato un monolite, di Giuseppe Resisto, dedicato all'artista (ovvero una sagoma gigante di Totò). Il 15 febbraio 2018, proprio su qell'insula pedonale tra via Sanità e Discesa Sanità, si è tenuta la cerimonia per festeggiare i 120 anni dalla sua nascita, intitolando il largo in suo onore: "Largo Totò". Ha partecipato il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, l'assessore alla cultura Nino Daniele, il presidente e tutto il Consiglio della 3a municipalità della città. Nella folla erano presenti anche i nipoti dell'artista napoletano, che lo hanno ricordato con grande emozione.

Totò e il cinema

Totò ha girato ben 97 film e ogni singola pellicola cinematografica lo ha impegnato per circa 3-4 settimane di riprese.

Sono 42 i registi che hanno diretto il celebre artista, con una media di 4-5 film all'anno. Ognuno di essi rappresenta un capolavoro, di conseguenza è impossibile stilare una classifica di gradimento. Soprattutto a Napoli risulta difficile non aver visto almeno una volta: "Totò, Peppino e la...malafemmina", "Miseria e nobiltà", "Totò a colori", "Guardia e ladri" e "Signori si nasce".

Sapevate che il "principe del sorriso" amava molto anche gli animali?

Totò aveva un debole per i cani ed in particolare si prendeva cura di quelli più sfortunati, diceva: "ll cane è quella cosa a metà strada tra un angelo e un bambino". Aveva una particolare stima nei loro confronti in quanto riconosceva in loro un'incondizionata fedeltà: "Nella mia vita ho imparato purtroppo che i cani sono meglio di certi uomini.

Il cane è indifeso, non chiede niente all'uomo, ma dà tutto all'uomo anche la vita se è il caso." Per lui era diventata una buona abitudine far visita nei canili per andare a trovare i cuccioli abbandonati, li sosteneva anche economicamente. A Roma fece costruire un canile: "L'ospizio dei trovatelli", dove erano accolti tutti i cani malati o feriti. Una simpatica curiosità sull'artista rivela che era solito assegnare titoli nobiliari ai suoi animali, ad esempio il suo famoso cane lupo Dick, che era anche apparso in uno dei suoi film, lo considerava un " barone", mentre il pappagallo un "cavaliere".